Attualità

L’italia di Bin non so che cosa

di Tommaso Cerno -


Scusate i refusi. Ho scritto questo articolo molto tardi, perché non riuscivo da ieri mattina a smettere di ridere per le fregnacce che ho sentito ripetere sulla vittoria di Riad all’Expo 2030. Detto che Roma, in pratica, ha vinto visto che per quella data sarà di proprietà araba come l’Italia, per cui partner, proviamo a dirci la verità. E la verità è che l’Occidente vive una crisi strutturale che l’ha tolto dopo oltre mille anni dal centro del villaggio. Solo che la spocchia della nostra classe politica, in particolare quella europea, è tale che non le basta vedere il trionfo di Giorgia Meloni in Italia, il crollo di Scholz in Germania, la Parigi di Macron messa a ferro e fuoco ogni giorno, la vittoria della destra destra, come piace chiamarla in Italia alla sinistra che sinistra invece non è, in Olanda, il governicchio Sanchez uscito dal cilindro del re Felipe rinnegando vent’anni di politiche socialiste pur di chiudere l’accordo con i catalani. Nonostante questo, continuiamo a tirare dritti verso il muro.
Quel che sta davvero succedendo è che c’è un pezzo di mondo che si è stancato di noi. Lo vediamo perfettamente riprodotto nelle votazioni alle Nazioni Unite sulle guerre che stiamo combattendo. Quando, mentre noi ripetiamo che la ragione sta tutta dalla nostra parte, ma la maggioranza del Pianeta la pensa diversamente. E lo dice. Perché a differenza di dieci anni fa, non cento, ma dieci, non si fida più di noi né ha così tanto bisogno dei dollari. Così come milioni di famiglie occidentali non vedono più un futuro nel sistema capitalistico che avevano contribuito a realizzare. I salari bassi, le pensioni a rischio, i figli senza lavoro, una vita da poveri e pochi ricchi. Mentre nel nome dei valori di libertà si prelevano miliardi dalle tasche dei lavoratori per spedire obici e carri armati a un signore di nome Zelensky che come vediamo tutti non si sa più nemmeno che faccia abbia, governi di emirati islamici, dove vige la legge del Corano, dove i mariti hanno harem di donne, dove picchiare la moglie è legittimo, dove si impiccano i gay, dove si vieta l’alcol e il sesso sono i nostri finanziatori di centri direzionali, stazioni, multiutilities, immobiliare, teatri, squadre di calcio e di Formula Uno. Una bugia così grande non reggerà a lungo. E Riad è solo l’ennesima prova, scontata e prevista, che tutto ormai è alla luce del sole. Come lo sono le lobby che spingono la politica europea a inventarsi favole sulla fine del mondo per finanziare questa o quella tecnologia. E che poi si rendono conto che prima della fine del mondo per quei milioni di idioti che andranno a votare alle Europee del giugno 2024 c’è la fine del mese. E che su quella ci sono poche favole da inventare.
La fine che ha fatto l’ex vicepresidente della commissione europea Timmermans, talebano del green, quando ha provato a candidarsi in Olanda la dice lunga su cosa pensano le persone normali della nostra classe dirigente. Così come la dice lunga la legnata che ha preso Scholz poche settimane fa in Alsazia e Baviera, fra parentesi le due regioni più ricche della Germania, dove non ci hanno pensato nemmeno per scherzo a dare fiducia ai partiti che compongono la maggioranza al Bundestag. Se due indizi fanno una prova, c’è da correre ai ripari. E in fretta. Sempre che i nuovi padroni del vapore, Bin Non So che Cosa, ci consentano ancora di esercitare almeno a casa nostra il voto. Cosa non così scontata.


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