L’enciclica del Papa e il suo legame con il Sacro Cuore
Proprio oggi, 24 ottobre, è stata pubblicata la nuova enciclica di Papa Francesco – quarta per il suo pontificato -, sul tema della devozione al Cuore di Gesù, denominata Dilexit nos (ossia: Ci ha amati). Tale elaborato raccoglierà le riflessioni di testi inerenti, finanche, precedenti magisteri ricadendo, pertanto, nell’anno delle celebrazioni per il 350 esimo anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù, avvenuta nel 1673 a Santa Margherita Maria Alacoque. Tre secoli e mezzo fa infatti, il 27 dicembre, Gesù apparve alla giovane di soli 26 anni – suora visitandina francese -, per affidarle la missione decisiva di diffondere nel mondo l’amore di Gesù per gli uomini, specialmente per i peccatori. Si può ritenere fondamentale quindi l’emanazione di tale enciclica, in un momento così delicato e complesso per il genere umano, come quello che stiamo vivendo, minacciato da guerre, ingiustizie sociali e consumismo sfrenato, con le nuove tecnologie che rischiano di andare a snaturare l’essenza dell’umanità stessa. In questo contesto, il Pontefice chiede, con l’ausilio di tale documento, di cambiare totalmente orizzonte, tornando a ciò che può essere importante per il cuore. Il Santo Padre afferma a tale riguardo: “La Lettera enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo” è il sottotitolo del documento, con il desiderio che il testo possa far meditare sugli aspetti “dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. Sempre il Papa spiegava che il documento raccoglierà “le preziose riflessioni di testi inerenti precedenti magisteri, e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale”.
Ricordiamo, pertanto, che la festa del Sacro Cuore nacque storicamente poco prima del periodo dell’Illuminismo per mettere il cuore al centro rispetto all’aridità della sola ragione. Infatti, si è discusso di tale aspetto anche nella Chiesa stessa, fino a quando, nel 1856, Pio IX decise che la festa del Sacro Cuore di Gesù fosse estesa a tutta la Chiesa. Nel XIX secolo il culto si diffuse, con la conseguente nascita di congregazioni, istituzioni di università, oratori e cappelle. In seguito, vi fu nel 1956 l’importante Haurietis aquas di Pio XII, scritta in un momento in cui la devozione al Cuore di Gesù sembrasse vivere una sorta di flessione. L’enciclica volle ravvivare il culto comprendendone ed attuandone le varie forme di devozione, anche con la funzione quasi di salvezza per il mondo moderno. Benedetto XVI, in una lettera per il 50 esimo anniversario della Haurietis aquas, sottolineava infatti: “Questo mistero dell’amore di Dio per noi non costituisce soltanto il contenuto del culto e della devozione al Cuore di Gesù: esso è, allo stesso modo, il contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana. È quindi importante sottolineare che il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso”.
Quindi, Papa Francesco ha sempre mostrato un profondo legame con il Sacro Cuore, correlandolo alla missione stessa del divenire o essere ecclesiastico. Infatti, nel 2016, la chiusura del Giubileo dei Sacerdoti avvenne proprio nella Solennità del Cuore di Gesù, e nell’omelia della Messa, il Pontefice chiese ai preti del mondo, venuti a Roma, di orientare il loro cuore, come il Buon Pastore, verso la pecorella smarrita.
Sempre nell’ambito del Giubileo, nella prima delle Meditazioni sulla misericordia, il Papa raccomandò a vescovi e sacerdoti di rileggere la Haurietis aquas, perché “il cuore di Cristo è il centro della misericordia. Questo è proprio della misericordia: che si sporca le mani, tocca, si mette in gioco, vuole coinvolgersi con l’altro… si impegna con una persona, con la sua ferita”. Quindi, in virtù di tale misericordia, il monito ai potenti del mondo potrebbe essere, ancora una volta, come affermava il Nazareno: “Cosa avrete conquistato se conquisterete tutto il mondo e perderete voi stessi”.
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