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“Khamenei, giocare con il fuoco ha un prezzo!”: gli hacker del Passero Predatore bloccano le pompe di benzina di Teheran

di Angelo Vitale -


Un gruppo di hacker considerato vicino allo Stato di Israele ha annunciato di aver paralizzato le stazioni di servizio in tutto l’Iran con un attacco informatico. E’ il gruppo noto come “Gonjeshke Darande”, “Passero Predatore”, che afferma di aver disattivato “la maggior parte delle pompe di benzina in tutto l’Iran”.

“Questo attacco informatico arriva in risposta all’aggressione della Repubblica islamica e dei suoi delegati nella regione”, si legge in dichiarazioni in persiano e inglese. “Khamenei, giocare con il fuoco ha un prezzo!”.

L’agenzia di stampa Reuters cita media statali iraniani che confermano che numerose stazioni di servizio di Teheran hanno smesso di funzionare, senza precisare i motivi di questa interruzione di fornitura che ha provocato file di autovetture e motocicli lungo le strade.

“Gonjeshke Darande” si era reso protagonista già di un precedente attacco informatico contro le principali società siderurgiche iraniane, che pure aveva rivendicato ufficialmente. All’epoca dei fatti i corrispondenti israeliani, regolarmente informati in via ufficiosa da alti funzionari israeliani, lasciarono intendere che dietro quell’attacco informatico ci fosse la mano di Israele.

L’attacco informatico odierno avviene nella contemporaneità di una intensificazione degli interventi di aggressione che le milizie sostenute dall’Iran, come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, stanno mettendo in campo contro Israele nella scia della guerra con Hamas.

Quello precedente si era svolto nel giugno 2022, documentato con video contro la produzione siderurgica iraniana e amplificato con tweet che mostravano le azioni contro le reti di tre delle più grandi aziende siderurgiche iraniane: Khouzestan Steel, Hormozgan Steel e Mobarakeh Steel.

Le riprese video raccontavano come la Khouzestan Steel avesse dovuto interrompere la catena di produzione a causa di un guasto tecnico. “Queste società sono soggette a sanzioni internazionali e continuano le loro operazioni nonostante le restrizioni – narrava una voce -. Questi attacchi informatici sono una risposta all’aggressione della Repubblica islamica”.

Nel gennaio 2020, l’Office of Foreign Assets Control del Tesoro degli Stati Uniti aveva sanzionato i tre produttori di acciaio, considerati vicini al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica e a Basij, una milizia paramilitare volontaria fondata dall’Ayatollah Khomeini.


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