L’ex albergo Astor di Firenze – l’ultimo dove è stata vista Kata, la bambina peruviana di 5 anni scomparsa ormai da 7 giorni -, il giorno dopo il sequestro dell’immobile disposto dalla Procura della Repubblica è da ore teatro degli accertamenti dei carabinieri, previsti anche con l’intervento dei Gis, il corpo speciale dotato di apparecchiature tecnologiche come le telecamere termiche, utili a perfezionare le ricerche in ogni anfratto dell’immobile. Non è escluso che, per affinare le ricerche sia deciso nelle prossime ore anche l’intervento dei Ris, il raggruppamento per le investigazioni scientifiche frequentemente utilizzato dall’Arma per accertare le tracce, specie di Dna, sui luoghi individuati come scene del crimine.
Già dal pomeriggio di sabato, mentre si concludeva lo sgombero delle circa 140 persone che vivevano nell’ex albergo, sono continuate le ricerche di carabinieri e vigili del Fuoco, liberi di poter accedere a tutte le stanze dell’immobile, partendo dagli scantinati e indagando anche nei condotti di areazione.
Continuano, intanto, le indagini sulla pista del racket degli affitti, che sarebbe stato controllato da tre clan: due peruviani – la comunità nella quale viveva la famiglia di Kata, ora alloggiata in una struttura protetta – e uno rumeno, costituito da circa 60 famiglie. La lotta tra questi clan sarebbe stata l’innesco dell’episodio accaduto alla fine del mese di maggio che condusse alla caduta di un giovane da una stanza dell’immobile al termine di una lite. Kata e la sua scomparsa, quindi, come una mossa tra clan avversi. Una pedina di minaccia e di scambio con la comunità peruviana degli abitanti dell’ex Astor.