Politica

PRIMA PAGINA – Ius scholae, la polemica che non aiuta la natalità

di Domenico Pecile -


Integrazione, Ius soli, Ius scholae: tre variabili di uno stesso tema che ha incendiato il dibattito politico dopo la tregua estiva. Il confronto è aspro: le opposizioni si stanno ricompattando proprio sullo Ius scholae e ammiccano a FI di Tajani che sui diritti civili cerca, trovandola, la sponda dem. Una posizione, quella del vice premier, che sta facendo fibrillare la maggioranza. E sull’intera vicenda ieri è piombata come un fulmine a ciel sereno la presa di posizione del governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, intervenuto al meeting in corso a Rimini. Panetta ha parlato dell’incipiente calo demografico italiano. Un appello, il suo, perché l’Italia pigi allora sull’acceleratore per raggiungere risultati concreti sul fonte dell’integrazione. Questo perché – ha motivato – il calo demografico in Ue “rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sulla propensione a intraprendere e innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici: per contrastarlo è essenziale rafforzare il capitale umani e aumentare l’occupazione di giovani e donne” ma anche “misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economici, indipendentemente da valutazioni di altra natura”. Ovviamente, ha aggiunto, “ciò andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione europea” tenendo conto degli equilibri social e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri. Il tutto perché “l’Italia è l’unico Paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione”, un dato questo che mostra come “l’alto debito stia gravando sul futuri delle giovani generazioni, limitando le oro opportunità”. Insomma, per il governatore di Bankitalia ci sarebbe bisogno di una nuova normativa sulla cittadinanza e sugli ingressi di lavoratori stranieri regolari. Parole, dunque, destinate a incendiare ulteriormente il confronto politico. Il centro destra si prepara a fare quadrato. E a ricordare che le priorità del suo – programma alla mano – mirano innanzi tutto a politiche economiche e sociali di sostegno reale soprattutto alle giovani coppie per favorire il “ripopolamento” italiano. FdI, Lega ma anche FI di fronte all’inverno demografico hanno infatti prefigurato specifiche misure di sostegno alle famiglie: la Lega nel suo programma elettorale aveva dedicato un apposito capitolo “Famiglia e natalità” con l’obiettivi di “creare condizioni favorevoli e aumentare le nascite per donna, con l’idea che il figlio sia un valore e un bene comune anche per la società”. FI si era addentrata su possibili soluzioni quali la riforma dell’Isee, la deduzione di 2.900 euro dall’Irpef per i primi tre anni di vita del figlio, sistema degli acconti e tassazione delle partite Iva tarato su numero dei figli. Insomma, come aveva ribadito FdI, la famiglia “è un bene sacro da proteggere, non un’istituzione vecchia e superata da abbattere e quindi il “sostegno alla natalità” è stato il primo punto del programma del partito di Giorgia Meloni. FdI puntava alla massima attenzione verso il supporto esterni alla famiglia nella cura dei figli (asili nido gratuiti, nidi privati aziendali, condominiali e familiari, aumento delle deduzioni fiscali per spese dedicate a badanti e collaboratori domestici). Obiettivi concreti che la posizione di Tajani sullo Ius scholae potrebbe incrinare. E non solo perché la scuola che un tempo formava i cittadini oggi non appare in grado di assolvere a questo compito, ma soprattutto perché la posizione forzista pare un netto distinguo dalla coalizione con sgraditi contraccolpi. Nei giorni scorsi in un’intervista proprio sullo Ius scholae aveva mandato a dire ai suoi alleati che “il mondo cambia, svegliamoci. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore”. Provocazione? Calcolo politico? Lo sapremo nelle prossime settimane.


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