Economia

Altro che fisco amico: ora mette il naso nei conti corrente

di Giovanni Vasso -

ERNESTO MARIA ERNESTOMARIA RUFFINI DIRETTORE AGENZIE DELL'ENTRATE


Fisco amico? Ma neanche per sogno. Gli italiani, anzi, se lo tolgano dalla testa. E Giorgia Meloni, che pure lo aveva promesso all’Ance, se ne faccia una ragione. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, parlando alla Versiliana, lo dice chiaro e tondo: “Il fisco non può essere amico, deve essere un corretto ed equo interlocutore”. Lo conferma, utilizzando altre parole, il sottosegretario al Mef Maurizio Leo che traccia l’obiettivo di aggredire l’evasione per raggranellare nuove risorse da conferire alle casse allo Stato: “L’incremento si attesterà sui 2,8 miliardi in più entro il 2025. Ci saranno 1,3 miliardi in più per il 2023 rispetto al 2022, e a seguire 400 milioni in più nel 2024 e 300 nel 2025”.

Leo, in un’intervista all’Adn Kronos, ha spiegato: “La lotta all’evasione fiscale rimane una delle nostre priorità. Non abbassiamo la guardia, come qualcuno vorrebbe far credere, assolutamente no”. E dunque ha sottolineato: “Nella convezione abbiamo alzato le soglie di incremento degli incassi da contrasto all’evasione. Ciò su cui ci siamo soffermati è proprio raggiungere un incremento degli incassi”. Leo conferma che il governo punta ad “avere un rapporto molto più collaborativo con i contribuenti sia di minori dimensioni sia di maggiori dimensioni” e di volerlo perseguire “utilizzando anche la tecnologia”. In particolare, spiega il viceministro, il Fisco punta a “tecnologie come i database, l’intelligenza artificiale, l’analisi predittiva e via dicendo formano un corredo di strumenti che veramente ci consentono di contrastare efficacemente l’evasione fiscale”.

Intanto, però, uno degli strumenti più efficaci non sarà digitale ma bensì quello dell’analisi incrociata sui conti corrente. Il cui archivio diventa “una risorsa fondamentale perché consente di intercettare, ad esempio, i soggetti con residenza fittizia all’estero ma che hanno conti correnti nel nostro paese”. Lo ha svelato Ruffini che ha annunciato in un’intervista al Corriere della Sera: “Le prime esplorazioni basate su dati pseudonimizzati, cioè inizialmente anonimi e poi utilizzabili in base a informazioni aggiuntive, riguarderanno il 2017 e consentiranno di individuare, ad esempio, i soggetti che avevano grandi movimentazioni sui propri conti correnti ma non hanno presentato la dichiarazione dei redditi”. Quanto ci si aspetta di recuperare dall’evasione? Per il momento “è ancora troppo presto” azzardarsi a far previsioni “anche perché solo a maggio abbiamo completato le attività richieste dal Garante per la privacy per assicurare il corretto utilizzo dei dati personali”. Tuttavia, Ruffini ipotizza che “oltre l’80% del totale dell’evasione riguarda chi non presenta la dichiarazione dei redditi o la presenta in modo infedele, meno del 20% la cosiddetta evasione da versamento, cioè di chi presenta la dichiarazione, ma poi non salda quando deve”.

Insomma, se non ci mette le mani, per adesso l’Agenzia delle Entrate ci mette il naso nei conti corrente degli italiani per scovare i furbetti. E intanto sarebbero già pronte tre milioni di lettere di compliance, destinate ad altrettanti contribuenti. Il governo non può fare diversamente. Almeno, non può farlo senza violare traguardi e milestone che l’Ue ha fissato per sbloccare i fondi del Pnrr. Resta il fatto che, per Ruffini, i cittadini non devono sentirsi ostaggio dell’Agenzia delle Entrate che non fa altro che applicare “le norme che fa il Parlamento”. E che quest’ultimo “può sempre cambiare”. Insomma, se non una stilettata quantomeno un richiamo alle proprie responsabilità per la politica. Che aveva promesso un Fisco Amico. Ruffini non ci crede: “Il Fisco deve essere equo e corretto”. Gli amici si scelgono, sottolinea il direttore dell’Agenzia delle Entrate. Le tasse, invece, no. E non si discutono nemmeno.


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