Italia-Germania, patto per il debito tra potenze con l’affanno
Giancarlo GIORGETTI (Minister for Economic Affairs and Finance, Italy), Christian LINDNER (Federal Minister for Finance, Germany)
Mal comune, pieno affanno: Italia e Germania hanno poco da rimpallarsi accuse reciproche, contumelie e sgarbi passati (e presenti). Roma e Berlino, mai come adesso, sono vicine. Grazie a Bruxelles. Che, ogni settimana che passa, assomiglia sempre più alla Cacania di Musil piuttosto che al sogno di Spinelli.
I ministri Giancarlo Giorgetti e Christian Lindner si sono incontrati, qualche giorno fa, per fare il punto sulla vicenda Ita-Lufthansa. Che sta prendendo una piega a dir poco surreale. Giorgia Meloni, in coda al G20 in India, lo ha denunciato: “Prima ci dicono di far presto, poi quando troviamo una soluzione, ecco che la Commissione la blocca”. Ciò perché l’autorità Ue sulla concorrenza non s’è ancora espressa. Da Bruxelles, però, ci tengono a rimpallare le responsabilità nel campo del governo italiano: “Nessuno ci ha notificato niente”. La burocrazia in Europa, evidentemente, non è importante. È l’unica cosa che conta davvero.
Ma Giorgetti e Lindner, più che di aerei, hanno dovuto parlare per forza d’altro. Certo, della necessità di promuovere l’ex ministro Daniele Franco alla Bei. “Un tecnico preparato, libero da influenze politiche”. Un siluro sganciato dal titolare del Mef alla candidatura della danese Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione in congedo non retribuito (bontà sua) che si è candidata alla guida della banca, o meglio della cassaforte dell’Unione europea. Sarebbe un curioso precedente se Vestager, profilo squisitamente politico, legato a un partito di centro-sinistra radicale, assurgesse al timone della Bei. Ma soprattutto di bilanci, di legacci, di patti di stabilità. Giorgetti ha chiesto a Berlino di passarsi una mano sulla coscienza. Ha chiesto regole certe per il nuovo patto di stabilità. Ha sottolineato la necessità di affrontare il debito ma di farlo rispettando regole realistiche, sostenibili e soprattutto “serie”. Niente arzigogoli, né inutili chiusure. Inoltre, Giorgetti ha suggerito a Lindner di rinsaldare coi fatti l’alleanza europea a sostegno delle ragioni di Kiev nel conflitto contro la Russia. E di farlo, decidendo di scomputare gli investimenti sostenuti per la difesa, e per gli aiuti all’Ucraina, dal patto di stabilità che sarà.
La questione, per l’Italia, è di fondamentale importanza. L’ipotizzata crescita del Pil, che avrebbe dovuto fare l’invidia di tutti, si sta pericolosamente ridimensionando. Anche, o forse soprattutto, per colpa del disastro economico tedesco. Ciò significa che la manovra, già esangue a causa dei miliardi che lo Stato dovrà sborsare per il Superbonus, avrà margini ancora più risicati di quelli già angusti preconizzati qualche giorno fa. E vuol dire, inoltre, che quasi trent’anni di Nord sganciato dal Sud hanno prodotto un Paese che, economicamente, è legato in maniera simbiotica alla Germania. Che soffre con la sua economia. E viceversa. Mal comune, affanno pieno. Italia e Germania.
Bisogna però uscirne. Dando una scossa all’Ue delle procedure lente, della burocrazia pesante, dell’eterna mediazione tra tante, troppe, teste, delle ideologie inderogabili. L’Europa, dopo la crisi energetica, affronta in poco tempo la seconda grandissima crisi. Quella economica. Lo spauracchio della recessione c’è. Eurostat continua a tagliare le prospettive. Non c’è più tempo.
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