Italia, effetto Bce: scende l’inflazione, frenata Pil
CHRISTINE LAGARDE BCE
Il diavolo non veste più Prada, si accontenta di mostrare “la pelle dura” di fronte alle rimostranze dei Capi di Stato e di governo dell’Unione europea. Christine Lagarde, come la Miranda Pristley interpretata dalla sublime Meryl Streep, non guarda in faccia a nessuno. Si impone e dispone. Lei crea le mode, non le subisce. Lei alza i tassi, non subisce il tracollo del Pil come Emmanuel Macron e Giorgia Meloni che hanno osato criticare la strategia rialzista della Bce. Va avanti. “Come banchiere centrale bisogna avere la pelle dura – ha detto ma né a Vogue e nemmeno a Runway ma a Le Figaro -. È essenziale non perdere di vista l’obiettivo di ridurre l’inflazione ed essere il più chiari possibile sugli strumenti utilizzati e sui risultati che si intendono ottenere”.
Ed eccoli, i risultati. Duri quanto, se non più, della “pelle” che ostenta sul dibattito pubblico. L’Italia s’è svegliata dal sogno e rischia di piombare nell’incubo. L’Istat ha fotografato l’ennesimo calo dell’inflazione che scende al 6% Ma, intanto, ha dissolto le illusioni: nel secondo trimestre, il prodotto interno lordo dell’Italia ha perduto lo 0,3%. Uno scivolone che porta le stime annuali a fotografare una crescita più lenta: +0.8%. Se i servizi continuano a difendersi bene, per l’industria e soprattutto per il settore primario (dall’agricoltura fino alla pesca) le cose iniziano ad andare male. Istat ha certificato una perdita di valore aggiunto diffusa in due dei più importanti comparti economici del Paese. Il pessimismo è corroborato da Confindustria secondo cui il secondo trimestre 2023 è stato praticamente piatto per le imprese italiane. La diagnosi da viale dell’Astronomia è impietosa: “La dinamica del pil nel secondo trimestre è molto debole, l’inflazione frena ma il processo è solo all’inizio e la Bce è scesa in campo con un nuovo rialzo dei tassi, peggiorando la stretta creditizia. A questo si aggiungono l’incertezza dei consumi, l’arresto del traino estero dell’estero e anche l’impatto che potrebbe derivare dalla frenata della locomotiva tedesca”. Confesercenti teme che il taglio del Rdc possa ulteriormente complicare la situazione: “Potrebbe portare ad una riduzione di circa 1 miliardo di euro l’anno nei consumi, se non ci dovesse essere una compensazione dal punto di vista dell’occupazione”. Anche gli esercenti puntano il dito, oltre che sul “rallentamento del commercio mondiale”, anche sugli “effetti dei continui aumenti dei tassi di interesse con ricadute negative su credito, consumi ed investimenti” che costituirebbe “un mix di fattori che potrebbe dunque avere un impatto negativo sulla ripresa dell’economia: per questo sarà cruciale, nei prossimi mesi, mettere in campo interventi di sostegno alla domanda interna, la cui ripresa è la via maestra per evitare scenari di crescita zero o addirittura recessivi”.
Il governo non vuol sentire disfattismi: “Il Pil in Italia è ancora in crescita – ha sentenziato il ministro alle imprese Adolfo Urso – e va meglio della media dei Paesi dell’Eurozona che segna +0,3%. Ci sono dati sui consumi e sugli investimenti delle imprese di cui dobbiamo tenere conto”. Già, perché intanto Eurostat ha riferito che, tra aprile e giugno di quest’anno, il Pil Ue è salito dello 0,3%, sostanzialmente stabile rispetto allo 0,2% di crescita del primo trimestre 2023. Numeri che non esaltano. E davanti ai quali, la Bce fa spallucce. Il diavolo non veste Prada, non ne ha più bisogno. Christine Lagarde sfodera la pelle dura e i falchi si preparano a stringere ancora e ancora. Intanto il Pil in Italia rallenta. E non solo in Italia, il Pil Ue incespica.
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