Israele attacca Beirut, l’esercito: “Ucciso Nasrallah”. Il Nyt: “Safieddine nuova guida Hezbollah”
AGGIORNAMENTO ORE 15.25. Hezbollah ha confermato l’avvenuta uccisione del suo leader Hassan Nasrallah in seguito all’attacco su Beirut delle forze armate di Israele. “Hassan Nasrallah ha raggiunto i grandi e immortali martiri ai quali ha indicato la strada per quasi trent’anni. La leadership di Hezbollah è impegnata a continuare la jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina e in difesa del Libano”, fanno sapere dal Partito di Dio. I salafiti, in Siria, hanno festeggiato alla notizia dell’uccisione del capo sciita. Hamas invece ha espresso il suo cordoglio nei confronti dei “fratelli” di Hezbollah mentre il ministro della Difesa di Israele Yoav Gallant ha ribadito che Tel Aviv “non si fermerà” pur puntualizzando che “la nostra guerra non è contro la popolazione del Libano”. Intanto Hezbollah starebbe pensando già alla successione. Secondo il New York Times sarebbe giunto il tempo di Hashem Safieddine.
AGGIORNAMENTO ORE 10.09 In mattinata è arrivata una comunicazione ufficiale dall’esercito di Israele secondo cui il capo Hezbollah rimasto ucciso nell’attacco a Dahieh, a sud di Beirut, è proprio Hassan Nasrallah. La nota ufficiale dell’Idf recita: “Nasrallah, il leader dell’organizzazione terroristica Hezbollah e uno dei suoi fondatori, è stato eliminato insieme ad Ali Karki, il comandante del Fronte meridionale di Hezbollah, e ad altri comandanti di Hezbollah. L’attacco contro il quartier generale centrale dell’organizzazione terroristica Hezbollah, situato sottoterra, sotto un edificio residenziale nella zona di Dahieh a Beirut, è stato messo a segno mentre l’alta catena di comando di Hezbollah stava portando avanti attività terroristiche contro i cittadini dello Stato di Israele”.
Israele punta il mirino su Nasrallah: “Difficile che sia uscito vivo”. Nella serata di ieri il raid delle forze aeree israeliane contro Hezbollah e il suo quartier generale a Beirut, capitale del Libano. Da ore la guida del Partito di Dio non dà notizie. E un funzionario israeliano ritiene, parlando col Jerusalem Post, che il capo di Hezbollah possa esserci rimasto sotto le bombe. Intanto una fonte di Hezbollah riferisce che Hasan Nasrallah, al momento, non sembra raggiungibile. Nel raid di Israele avrebbero perso la vita Zainab Nasrallah, figlia del leader di Hezbollah e Muhammad Ali Ismail, capo dell’unità missilistica dell’organizzazione sciita. Nel frattempo l’aeronautica di Tel Aviv ha colpito, nella notte, i lanciatori di Hezbollah “puntati contro il territorio di Israele” e gli edifici ritenuti trasformati in magazzini di munizioni e ha denunciato che dieci missili dal Libano sono stati lanciati verso il Nord del Paese ma sono stati intercettati tutti dal sistema Iron Dome.
Il mistero della sorte di Nasrallah dopo il raid di Israele su Beirut solleva, insieme, dubbi e rabbia. Come quella di Hamas che ha denunciato “l’escalation del terrorismo sionista contro il fraterno popolo libanese a causa del suo sostegno al popolo palestinese e della sua posizione contro il genocidio nella Striscia di Gaza”. A Teheran l’ayatollah Ali Khamenei ha convocato d’urgenza il consiglio supremo di sicurezza per fare il punto della situazione sui fatti. Ma di Nasrallah, per ora, non ci sono ancora notizie. Nella notte fonti iraniane e libanesi hanno riferito che il leader di Hezbollah si trovasse in un luogo sicuro. Gli americani ritengono che al momento dell’attacco il capo del Partito di Dio libanese si trovasse nel quartier generale a sud della capitale del Libano. Ora i funzionari israeliani adesso lo danno per morto. Fatto sta che il Medio Oriente è in fiamme e il raid su Beirut rischia di gettare ulteriore benzina sul fuoco. Intanto l’Iran ha condannato con forza l’attacco di Israele e lo ha fatto con il ministro degli esteri Abbas Araghchi che tuona: “L’uccisione di palestinesi e il loro sfollamento nell’ultimo anno sono un crimine di guerra, una guerra contro l’umanità, un genocidio e una pulizia etnica, perpetrati da Israele nel silenzio e nell’inazione della comunità internazionale e dei paesi che si dichiarano sostenitori dei diritti umani”
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