Israele-Hamas: segnali di fumata bianca a Gaza
Il mediatore del Qatar ha consegnato a Israele e Hamas una bozza “finale” di un accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Lo ha detto a Reuters un funzionario informato sui negoziati. La schiarita che potrebbe risultare decisiva per porre fine alla guerra a Gaza, è arrivata nella tarda notte a Doha a margine dei colloqui tra i capi dei servizi israeliani, l’inviato per il Medio Oriente del presidente eletto degli Usa Donald Trump e il primo ministro qatariota.
“I dettagli dell’accordo per la liberazione degli ostaggi sono stati concordati e ora si attende una risposta definitiva da parte di Hamas”, ha riferito Channel 12, sottolineando che per la prima volta tutti i dettagli sono stati messi interamente nero su bianco.
“Stiamo lavorando per concludere al più presto ciò che resta da fare”, ha fatto sapere un esponente di Hamas. Il piano è sostanzialmente simile allo schema già predisposto a maggio. La complessa intesa in tre fasi inizierebbe con la liberazione di circa 34 israeliani della “lista umanitaria”. Poi, il 16mo giorno del cessate il fuoco, le parti inizieranno a discutere la seconda parte, che prevederà il ritorno dei giovani e dei soldati. Nella terza e ultima, infine, si lavorerà al governo alternativo nella Striscia di Gaza.
Al-Arabiya ha aggiunto che il periodo iniziale durerà 42 giorni, durante i quali lo Stato ebraico si ritirerà da diverse aree dove i residenti palestinesi ritorneranno.
Israele avrebbe proposto ai mediatori l’istituzione di una zona cuscinetto di 1,5 chilometri intorno agli attuali confini della Striscia. A riportarlo è stato Al-Quds Al-Arabi, giornale qatariota con sede a Londra fondato da esponenti della diaspora palestinese. L’area resterebbe sotto il controllo israeliano.
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha confermato l’evoluzione positiva delle trattative. “Sono stati fatti progressi, vediamo alcuni progressi nei negoziati”, ha affermato Sa’ar in una conferenza stampa a Gerusalemme insieme al suo omologo danese in visita Rasmussen.
“Israele vuole un accordo sugli ostaggi. Stiamo lavorando con i nostri amici americani per raggiungere un’intesa sugli ostaggi, e presto sapremo se l’altra parte vuole la stessa cosa”, ha proseguito Sa’ar. Sui tempi il ministro si è mantenuto cauto: “Sembra molto meglio di prima…ma non voglio dire altro, perché mi rendo conto che ci sono famiglie che sono sensibili a ogni parola e a ogni frase”.
Gli estremisti del governo di Benjamin Netanyahu non ci stanno. “L’accordo è una catastrofe per la sicurezza dello Stato di Israele”, ha scritto su X il ministro di ultradestra israeliano Bezalel Smotrich.
“Non faremo parte di un accordo di resa che includa il rilascio di ultraterroristi, la fine della guerra e la cancellazione delle sue conquiste ottenute con molto sangue e il rilascio di molti rapiti. Questo è il momento di continuare con tutte le nostre forze a conquistare e purificare Gaza, prendere il controllo degli aiuti umanitari di Hamas e aprire le porte dell’inferno sulla Striscia fino alla resa di Hamas e al ritorno dei rapiti”, ha avvertito Smotrich.
Il capo del Comitato per i detenuti palestinesi Kadora Fares è in Qatar per presentare la lista dei detenuti di Hamas e della Jihad islamica da rilasciare nell’ambito dello scambio con gli ostaggi prigionieri nell’enclave palestinese.
Fares ha reso noto che inizialmente verrebbero liberati 25 ostaggi in cambio del rilascio di 48 condannati per terrorismo già scarcerati nell’accordo Shalit nel 2011 e nuovamente arrestati, circa 200 condannati per terrorismo all’ergastolo, come così come circa mille altri prigionieri, compresi minorenni, donne e malati detenuti.
Secondo il capo del Comitato per i detenuti palestinesi, le stime indicano che il numero effettivo di detenuti che torneranno in libertà sarà molto più alto (più di tremila) dopo che Tel Aviv ha insistito per includere altri rapiti israeliani nell’elenco, compresi i soldati feriti, non rientranti nella categoria “umanitaria”.
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