Israele fa strage di sfollati a Beit Lahia. Tajani contro la messa al bando dell’Unrwa
Si è aggravato ora dopo ora il bilancio del bagno di sangue israeliano a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza. Il raid di Israele su un edificio residenziale che ospitava sfollati, ha provocato almeno 109 vittime. Nel palazzo, secondo l’emittente, si trovavano circa 200 persone. Dopo il bombardamento, decine di feriti si erano rivolti all’ospedale Kamal Adwan, che non ha potuto curarli perché ha smesso di funzionare.
Quattro soldati dello Stato ebraico hanno perso la vita e un ufficiale è rimasto gravemente ferito in combattimenti nel nord dell’enclave palestinese. A confermarlo sono state le Idf.
Il direttore della Cia Bill Burns, nel corso della sua missione a Doha, ha discusso una proposta di cessate il fuoco di 28 giorni a Gaza, che prevede il rilascio di otto ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e di decine di prigionieri palestinesi. Lo ha rivelato Axios, citando tre fonti israeliane. La bozza è stata esaminata negli incontri che Burns ha avuto domenica con i colleghi di Israele e Qatar.
Scelto il successore di Hasan Nasrallah. “Il Consiglio della Shura ha deciso di eleggere Naim Qassem segretario generale di Hezbollah”. È quanto ha reso noto un comunicato del Partito di Dio, a quasi un mese dall’uccisione il 27 settembre in un bombardamento a Beirut di Nasrallah, leader storico di Hezbollah. Nato nel sud del Libano, a Kfar Kila, nella regione di Nabatiye, 71 anni, Qassem è stato numero due del gruppo sciita libanese dal 1991.
Hamas si è congratulato per la nomina di Naim Qassem, confermando il suo “sostegno” agli alleati. “Chiediamo a Dio onnipotente di aiutarlo a proseguire nel cammino della jihad e della resistenza e di consentire successo al segretario generale Naim Qasem”, ha affermato il movimento di resistenza islamica.
“Una nomina temporanea”, l’ha definta su X Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano. “Non per molto” è il beffardo commento che Gallant ha riservato al successore di Nasrallah.
Progressi per un accordo sul cessate il fuoco in Libano, dove il 30 settembre scorso è iniziata l’operazione di terra lanciata da Israele. Stando a quanto riferito al sito Ynet da fonti israeliane, l’intesa, che coinvolge mediatori internazionali, contemplerebbe un cosiddetto “periodo di adattamento” di 60 giorni, durante i quali le due parti smetterebbero di fronteggiarsi e si impegnerebbero all’attuazione della risoluzione 1701 dell’Onu. Sarà predisposto anche un sistema di supervisione internazionale per controllare e affrontare le segnalazioni di violazioni.
La messa al bando da parte del governo presieduto da Benjamin Netanyahu dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che rappresenta l’unica speranza di sopravvivenza dei palestinesi della Striscia, ha sollevato forti polemiche. La nuova legge, approvata da tutti i partiti israeliani anche di opposizione, è stata bocciata dall’Onu, dagli Stati Uniti e, in una dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri, da Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Giappone, Australia e Corea. Oltre che da Spagna, Irlanda e altri Paesi europei.
Non è mancato all’appello l’esecutivo italiano. “È una decisione che rischia di indebolire il ruolo delle Nazioni Unite. Ci dispiace che sia stata fatta questa scelta, anche se comprendiamo alcune delle ragioni che provocano la reazione di Israele: c’erano troppi militanti di Hamas che hanno partecipato alla strage del 7 ottobre del 2023 tra coloro che rappresentavano l’Unrwa, questo mi auguro che non accada mai più e sono convinto che non accadrà”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rispondendo a una domanda dei giornalisti in Slovenia sul voto della Knesset.
“Noi come governo italiano sosteniamo l’iniziativa dell’Unrwa non in territorio palestinese. In territorio palestinese lavoriamo molto bene con il Programma alimentare mondiale, che è sempre un programma delle Nazioni Unite, che ci permette di distribuire il materiale che parte dall’Italia beni alimentari e beni sanitari”, ha aggiunto Tajani.
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