Iraq, tra tradizione islamica e attesa del Natale
Iraq, tra tradizione islamica e attesa del Natale
di FRANCESCO NICOLA MARIA PETRICONE *
La spianata che conduce alla grande moschea è gremita di persone. È quasi mezzanotte a Karbala’a, Iraq, città santa dell’Islam. Nel venerdì dedicato all’Immacolata Concezione, donne e uomini provenienti da ogni parte del mondo, continuano ad assieparsi per pregare. Di fronte, sotto le luci che illuminano le strade a giorno, brillano le cupole dorate, dedicate all’Imam Abbas e all’Imam Hussain, fratelli, discendenti diretti del Profeta Maometto. “Pace all’anima sua” ne invoca la benedizione Miqdad Al Noori che mi accompagna, mostrandomi all’interno ancora i segni lasciati sui muri dai proiettili sparati dalle milizie di Saddam Hussain nel 1991. Sotto le grandi volte specchiate, si assiepano centinaia e centinaia di pellegrini, per raggiungere il luogo dedicato alla richiesta delle intercessioni.
E per prepararsi a trascorrere la notte, assistiti dal segretariato della moschea. Molti di loro vegliano per tutto il fine settimana, in questi giorni dedicati alla commemorazione del martirio di Fatima, la figlia prediletta del Profeta. A distanza di un anno dalla visita del nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la Repubblica dell’Iraq, democrazia di tradizione islamica, è sempre più proiettata verso una maggiore stabilità economica e politica. Fra qualche giorno, nelle quindici provincie si svolgeranno le elezioni amministrative. E alle donne sarà riservato il 25 per cento dei posti, come ricordano i cartelloni affissi agli angoli delle strade che ritraggono le candidate con l’hijab.
Ci spostiamo verso sud e raggiungiamo Annajaf. “Questo luogo è per l’Islam quello che Città del Vaticano rappresenta per il cattolicesimo” ricorda Sayed Mohammed Baqer Qazwini, Assistente Imam nell’Istituto islamico dell’America in Michigan e docente del prestigioso Seminario della città, dove da mille anni si formano all’Islam centinaia di studenti provenienti da tutto il mondo. I pellegrini arrivano ogni anno, a migliaia, per venerare l’Imam Alì. E ricevere assistenza, nella mensa organizzata dal segretariato. Anche qui si è fermato il Papa durante la sua storica visita del 2021, nell’itinerario che lo ha portato fino all’area sumera di Ur, in pellegrinaggio alla casa di Abramo.
“La tradizione vuole che Abramo, nato nella vicina Babilonia, sia stato salvato insieme a suo figlio Ismaele dall’Angelo Gabriele, inviato da Dio” ricorda il professor Nabeel Taha, del segretariato della moschea di Kufa. “E lo stesso Adamo, il primo uomo, secondo la tradizione si è fermato proprio a Kufa, dove una lapide ne ricorda ‘maqam’, il passaggio”. Ci spingiamo più a sud e arriviamo a Nasiriyah, nel ventesimo anniversario della strage dei militari italiani. Di fronte la Camera di Commercio, allora sede della base Maestrale che ospitava il nostro contingente, c’è ora un ulivo a ricordare il sacrificio di quel tragico 12 novembre. Tutto intorno cominciano a luccicare gli addobbi natalizi e a comparire i primi presepi. “Noi siamo pronti con il mercatino natalizio” esulta padre Aram parroco della chiesa cattolica caldea di Basrah, la Venezia d’Iraq. Il giorno di Natale sarà proprio lui a celebrare la Messa per i nostri lavoratori dell’ENI, nel campo di Al-Zubair. È domenica ormai e in chiesa si assiepano i fedeli per la celebrazione serale. Cattolici e mussulmani, insieme. “Molti islamici vengono a seguire le nostre celebrazioni – dice padre Aram – perché si sentono accolti, in famiglia”.
Poco lontano da qui, nell’oratorio, un complessino intona ‘ajras almilad’ la versione in arabo di ‘jingle bells’. Mentre molte donne, senza hijab, curiosano tra i banchetti e acquistano strenne natalizie da mettere sotto l’albero. Insieme alle ultime pecorelle per il presepe, in attesa dell’arrivo del bambino Gesù. Perché qui siamo a Basrah, Iraq, dove il Natale si festeggia tutti insieme. Mussulmani e cattolici.
(2. Fine)
*Ordinario di Sociologia dei fenomeni politici e giuridici, Università LUMSA
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