Attualità

Intervista a Matteo Garrone: “Troppa ipocrisia sul tema dell’Immigrazione”

di Angela Arena -


Quando ti trovi davanti a un quadro non ti poni il problema della conoscenza,  ad emozionare è la straordinaria e rivoluzionaria capacità del suo autore di interpretare la realtà come nessun ha mai fatto prima, l’arte è capacità di  sorprendere lo spettatore”, così, il pluripremiato regista e sceneggiatore, Matteo  Garrone, rispondendo a una domanda sulla ‘Conoscenza’ focus, dell’XI Festival  filosofico del Sannio nell’ambito della quale il cineasta capitolino ha tenuto ieri  la sua lectio magistralis. 

Senza dubbio, l’impatto visivo costituisce un elemento centrale per Garrone, che dal  palco del teatro Comunale di Benevento ha raccontato i suoi esordi di artista proprio nella pittura per poi approdare, da autodidatta, alla settima arte che, come è noto lo  ha portato a brillare nello star system del cinema italiano ed internazionale.  

Secondo il regista, infatti, l’arte, di cui il cinema è un’espressione, non è necessariamente legata alla conoscenza ma “al linguaggio e alla forza espressiva dell’immagine che crei. La forza di un’opera – prosegue lo sceneggiatore – è legata al  linguaggio che un’artista sceglie e alla capacità di saper vedere quello che altri non vedono, emozionando e sorprendendo lo spettatore attraverso il passaggio ad un’altra dimensione“. 

Proprio come il suo ultimo film, ‘Io Capitano’ premiato con il Leone d’Argento alla  miglior regia e, con il Premio Marcello Mastroianni al miglior giovane attore  emergente, conferito al giovane protagonista Seydou Sarr, all’80° Mostra  Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, peraltro in programma su rai1, proprio stasera, che segna il ritorno del regista e sceneggiatore romano al tema  dell’immigrazione dall’Africa, in qualche misura già trattato indirettamente nei suoi  primissimi lavori: il corto Silhouette del 1995 e il lungometraggio Terra di Mezzo del  1996. 

‘Io Capitano’, che racconta del viaggio di un ragazzino eroe partito dal Senegal per inseguire il suo sogno è però uno dei punti più emblematici nella carriera del pluripremiato cineasta capitolino in virtù della sua capacità unica di raccontare la  realtà attraverso narrazioni a tratti oniriche e surreali, ovvero, una dimensione  favolistica che ritroviamo anche nel ‘Racconto dei Racconti’, ispirato al capolavoro del  padre della letteratura napoletana Basile. 

Lo stile favolistico non può però rappresentare, per Garrone, lo strumento di sensibilizzazione della politica su un tema scottante ed attualissimo come quello  dell’immigrazione “Credo che la politica sappia benissimo quali sono i problemi annosi legati all’immigrazione, ma, banalmente portano meno consensi” ed aggiunge “Io Capitano cerca di dare la possibilità al pubblico di cambiare prospettiva,  guardando al ‘viaggio’ con gli occhi del protagonista. Noi abbiamo fatto proiezioni del film anche in Parlamento europeo, ma le cose non cambiano: il film parla in  maniera evidente del fatto che c’è un’ingiustizia nel mettere in carcere chi porta le  navi quando sappiamo che i veri trafficanti di esseri umani stanno in Libia al sicuro e non rischiano la loro vita su barche che cadono a picco“. 

Ed invero, l’ultimo capolavoro di Garrone è frutto di una serie di testimonianze, in  particolare parla dell’odissea di un ragazzino senegalese che, dopo infinite sofferenze  giunge in Italia, guidando lui lo scafo e gridando ‘Io Capitano’ ovvero sono io il  capitano una volta raggiunta l’Italia, successivamente, però, viene messo in carcere  “Purtroppo viviamo in un Paese dove c’è molta ipocrisia, c’è sempre bisogno di un  capro espiatorio ed è molto più facile identificarlo in dei ragazzini che non hanno 

nulla ” continua il regista, sostenendo che “Il cinema deve far riflettere ed in questo si  ricollega al tema della conoscenza”. Infine, ritornando alla dimensione favolistica, di cui è maestro, alla mia domanda su  un possibile film a Benevento, patria dell’iconica figura della strega, il regista  capitolino risponde “Potrebbe essere un’idea, mi documenterò”.


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