Politica

INGRANDIMENTO – Il piano di Elly: patto con la CGIL in vista delle europee obiettivo 25%

di Edoardo Sirignano -


La visita di Elly alla Leopolda impone più di una semplice riflessione. La segretaria non va nella culla del renzismo per incontrare le truppe moderate di Matteo, ma per stringere rapporti con la Cgil. A rivelarlo è la stessa Schlein, che dice di aver presenziato al convegno della Filcams per ricucire “le fratture del passato”. Mai come stavolta, la sardina predica il vero. L’unica priorità è stringere i rapporti con il sindacato guidato da Maurizio Landini. A confermarlo i sempre più frequenti incontri tra i due, ben documentati dalle foto pubblicate sui rispettivi house organ. La verità è che il nuovo gotha progressista vuole rimettere in funzione quella cinghia di trasmissione con l’associazione di categoria dei compagni, quel connubio che aveva reso grande il Pci di Togliatti e Di Vittorio. Sin dal primo giorno dell’elezione della nuova regina del Nazareno, a queste latitudini, sembra essere in corso un’operazione identitaria che ha uno scopo ben preciso: dare una sola voce al variegato mondo di via Sant’Andrea delle Fratte. Bisogna utilizzare ogni strumento disponibile per mettere in disparte, almeno all’apparenza, riformisti, cattolici e portatori d’acqua della Cisl. Questi altronde, vedi Fioroni e Bonanni, da tempo, sono al lavoro per altri progetti. Gli abbandoni di Marcucci, Borghi e Chinnici valgono più di mille parole. I democristiani, d’altronde, non possono riconoscersi in una forza che predica il vangelo della maternità surrogata. I disagi manifestati dalle cristianissime Toia e Costa sono più di un semplice monito in tal senso. Il nuovo cerchio magico formato dalla sintesi perfetta tra Ds, Sel e Articolo 1 è la prova di un mondo che sembra non volere più avere niente a che fare con lo scudocrociato e i suoi principi etici. Il cerchio magico di Elly è composto dai rossi Furfaro, Camusso, Boldrini, Bettini, Turco, D’Attorre e Ruotolo. Tutta gente che non ha nulla a che vedere con i chierichetti di veltroniana memoria. Tutti sanno, però, che nel paese del Vaticano non si può vincere senza i moderati. Ne è consapevole la stessa Meloni. Senza una fiamma in soffitta, impossibile il risultato di settembre. Sembra, pertanto, che la Schlein non voglia battere le destre, ma piuttosto avere la leadership di un campo per non lasciarlo ai 5 Stelle. Un obiettivo che sta riuscendo benissimo ad Elly, considerando il crollo del Movimento negli ultimi mesi. La verità è che l’ex vice aspira a una sola cosa: quello zoccolo rosso che vale il 25 per cento. Ciò significherebbe per il Pd essere il primo partito della coalizione alle prossime europee. Gli stessi grillini, che tanto si sono pavoneggiati dopo le politiche, sarebbero costretti a riconoscere il reame del Nazareno e andare col cappello in mano dai rivali piddini. Si tratta, quindi, di un piano abbastanza sofisticato, che non ha nulla a che vedere con le scelte di Alivernini o dell’esperta di colori pagata trecento euro all’ora. Si tratta, piuttosto, di una mossa da vecchi volponi. A pensarla, secondo quanto circola nei corridoi nel Nazareno, non sarebbe stata la prima sardina di pasaggio nel Pd, ma veterani come Franceschini e Boccia. Questi ultimi, all’apparenza isolati nel campo centrista, dopo aver sfruttato al meglio la Cgil e le truppe rosse per riprendersi Bruxelles e la guida della coalizione, richiamerebbero chi è fuorisuscito e non hai rotto definitivamente col vecchio amore. In questo modo, i moderati non solo tornerebbero a essere protagonisti, ma ritornerebbero a essere ago della bilancia. Ciò vuol dire avere la possibilità di chiedere ancora le poltrone desiderate a danno di una sinistra, che rischia ancora di portare acqua al mulino.


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