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INGRANDIMENTO – Altro che stato-mafia i giudici assolvono Mori e Dell’Utri

di Redazione -


di CLAUDIA MARI
Assolti per “non aver commesso il fatto”. Questa la motivazione con cui la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha deciso l’assoluzione per gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno.
I giudici di legittimità hanno annullato senza rinvio la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Palermo il 23 settembre 2021. Assoluzione definitiva anche per l’ex parlamentare Dell’Utri. Inoltre, i giudici hanno dichiarato la prescrizione per il boss di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella – condannato dai giudici di Appello di Palermo a 27 anni – e per il medico Antonino Cinà, ritenuto vicino a Totò Riina, a cui in secondo grado furono inflitti 12 anni di reclusione nell’ambito del procedimento sulla presunta trattativa stato-mafia.
I giudici hanno infatti riqualificato i reati di violenza e minaccia ad un corpo politico dello Stato nella forma del tentativo, riqualificazione per cui la fattispecie è andata in prescrizione.
I giudici della sesta sezione penale della Corte di Cassazione si sono espressi sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. L’accusa rivolta agli ex ufficiali dei Ros era quella di aver trasmesso alle Istituzioni la minaccia della mafia che, in cambio di un alleggerimento delle condizioni carcerarie, avrebbe fermato le stragi che nel 1992 e 1993 insanguinarono l’Italia.
A commentare la decisione della Cassazione il generale ex Ros Mario Mori: “Sono parzialmente soddisfatto considerando che per 20 anni mi hanno tenuto sotto processo. Ero convinto di non avere fatto nulla, il mio mestiere lo conosco, so che se avessi sbagliato me ne sarei accorto”.
Soddisfazione anche per l’assoluzione di Dell’Utri, per cui i primi commenti arrivano dalla politica, con la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli che parla di una “duplice reazione”.
Da un lato, dice “grande gioia e soddisfazione, perché è stata riconosciuta l’innocenza del senatore Dell’Utri, degli ex generali del Ros dei carabinieri, Mori e Subranni, e dell’ex ufficiale De Donno” di cui “non abbiamo mai dubitato l’integrità e la correttezza”. Una sentenza che sì “restituisce l’onore, agli uomini e all’Arma dei carabinieri che un’inchiesta dissennata aveva cercato di deturpare” ma “dall’altra non può mai ripagare anni e anni di gogna giudiziaria, un tormento che ha coinvolto non solo gli imputati ma anche le loro famiglie”.
Di rimando, anche il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè che con una nota dichiara: “La pietra tombale che arriva dalla Corte di Cassazione con le assoluzioni del generale Mori, del generale Subranni, del colonnello De Donno e di Marcello Dell’Utri per il processo sulla cosiddetta ‘Trattativa’ costituiscono la fine di un calvario che oltre ad aver sconquassato la vita degli imputati, ha minato la credibilità delle Istituzioni”. Lo afferma il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè in una nota.
Il parlamentare ‘azzurro’ sottolinea anche che: “Ai tre ufficiali dell’Arma e all’ex senatore, nessun risarcimento potrà restituire ciò che è stato tolto da un’iniziativa giudiziaria basata su un astruso e mai provato teorema che si reggeva su inesistenti pilastri d’accusa. L’onestà, il rigore e la credibilità di Mori, Subranni, De Donno e Dell’Utri viene sancita dopo decenni di indagini e processi costati un patrimonio dal punto di vista finanziario che hanno visto intaccare il patrimonio inestimabile dell’onore degli imputati”.

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