Attualità

“Troppi infortuni per i calciatori? Colpa dei social”

di Giovanni Vasso -

Napoli's Victor Osimhen leaves the camp on a stretcher during the Italian Serie A soccer match Atalanta BC vs SSC Napoli at the Gewiss Stadium in Bergamo, Italy, 21 February 2021. ANSA/PAOLO MAGNI


Troppi infortuni per i calciatori avvengono i giocatori perché vengono criticati sui social: parole e musica di Christian Panucci, uno che in carriera pure ne ha viste di cotte e di crude. L’ex difensore del Milan e della Nazionale ritiene che l’uso intensivo delle piattaforme social sia alla base dei troppi infortuni patiti dai giocatori. “Oggi per un calciatore una cattiva prestazione significa ricevere centinaia di messaggi di insulti che restano in testa”, ha affermato Panucci agli Italian Open di Golf: “Voglio dire che oggi si rischiano infortuni da stress, da negatività per una partita giocata male. Si entra in campo coi muscoli tanto tesi per il carico emotivo che si rischia di infortunarsi”. Le affermazioni di Panucci appaiono quantomeno originali se si pensa che le fonti di stress per i calciatori di ieri non mancavano quando si entrava in campo in stadi, anche in provincia, popolati da migliaia e migliaia di tifosi mentre oggi, invece, ci sono le paytv.

A chi gli chiede di considerare che, forse, i calciatori oggi giocano troppe partite rispetto al passato e, pertanto, subiscono un maggiore stress fisico dagli impegni, Panucci coglie un aspetto che non è secondario: “Oggi non giocano tante partite più di noi, è che in estate preparavamo il muscolo al fatto che, tra Champions e campionato, non ci si poteva più allenare. Se non sei allenato, se non hai messo benzina col lavoro estivo rischi di più. Ma oggi d’estate si va in giro a fare amichevoli dopo una settimana”. E si ritorna al punto iniziale: troppe partite, spesso inutili (come appunto quelle precampionato che servono ai club indebitati e scontenti per fare pronta cassa e tentare di costruirsi un pubblico all’estero), costringono i calciatori (che, se possibile, hanno la fortuna di giocare uno sport tra i meno allenanti che ci siano) a prepararsi poco e male esponendosi a infortuni di ogni sorta. Lo stress, quello, c’è sempre stato. Quando in campo piovevano razzi, bombe, quando i torpedoni delle squadre erano “attesi” dai tifosi avversari pronti a tutto per intimidirli. Adesso basta un twit.


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