Politica

PRIMA PAGINA-Informazione è potere. Se chi è al servizio dello Stato agisce contro lo Stato

di Giuseppe Ariola -


L’informazione è potere. È sempre stato così e lo sarà sempre. Essere a conoscenza in anticipo di dettagli e strategie aziendali, ricevere in anteprima notizie riservate, avere accesso a file coperti da segreto o semplicemente dalla privacy è certamente un valore aggiunto per chi, in ambiti differenti, trae un vantaggio competitivo dalle informazione delle quali riesce a entrare a conoscenza, oltrepassando quella linea rossa che separa ciò che è lecito da ciò che non lo è. Se un tempo si rovistava nelle procure, nei palazzi del potere, nelle banche o in qualche particolare azienda attraverso degli insider disposti a fare il lavoro sporco, adesso è tutto più semplice. Avere dati sensibili e riservati a portata di ‘clic’ facilita il lavoro di spioni e di società specializzate, come nel caso della Equalizer che accumulano materiale su materiale pronti a tirarlo fuori al momento opportuno. Accade così che file coperti da privacy riguardanti politici, sportivi, celebrità, imprenditori, servizi segreti e addirittura il Presidente della Repubblica vengano scaricati illegalmente servendosi – e questo costituisce l’aspetto più grave – di quelle stesse piattaforme informatiche di cui dispongono le procure e le forze dell’ordine per fini evidentemente ben diversi. Non a caso, ancora una volta, proprio come avvenuto per il caso Striano, il Copasir ha indirizzato la propria attenzione verso l’inchiesta milanese.
E l’aspetto ulteriormente allarmante è che in tutti questi casi di dossieraggio è sempre coinvolto qualcuno che, a vario titolo, con quei sistemi è deputato a interagire. Come, quando e perché è un altro paio di maniche, ma la circostanza è importante perché dà l’idea della reale portata del problema. Accanto a una endemica e fisiologica necessità di potenziale la cybersicurezza, esigenza che nel tempo sarà sempre crescente, il punto è che nella maggior parte di questi casi ad effettuare gli accessi abusivi non sono hacker professionisti o nerd particolarmente dotati, ma persone che accedono dalle banche dati semplicemente con user e password o che sanno come aggirare i sistemi di sicurezza perché vi hanno lavorato. Ecco perché, nella ovvia e giusta polemica politica che si è scatenata ha probabilmente ragione Giorgia Meloni nel parlare di “eversione” rispetto a chi, come il Pd o Matteo Renzi, probabilmente perché scottato dall’essere oggetto dell’ennesimo caso di dossieraggio, chiede conto al governo per falle che forse neanche ci sono, perché il problema vero sono gli uomini al servizio dello Stato che lavorano contro lo Stato.


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