Attualità

I POTERI CORTI – Inflazione? No, produttività

di Marco Travaglini -


Avevo 6 o 7 anni e mio padre mi raccontava del problema di quegli anni, riassunto in una parola, inflazione.
Se ne parlava a casa, nelle cene con gli zii, al bar, persino uscendo dalla messa.
Oggi, seppur tornata in voga e ben gestita nell’ultimo anno, non è la parola chiave del momento.
Quello che dovremmo invece trattare quotidianamente, nelle scuole, nelle case, al bar, è la parola produttività, un termine apparentemente tecnico ma, come scritto più volte, dal forte significato sociale, da considerarsi tra le concause principali delle gravi problematiche che affliggono il Paese.
Nelle aziende sotto 10 dipendenti (4,2 milioni di imprese su 4,5), salari bassi, bassa natalità (famiglie con poco margine di manovra), disuguaglianze sociali, sono problemi seri, che generano precarietà.
In queste imprese però, il problema non è tanto il numero delle ore lavorate rispetto all’output prodotto di fase di processo e produzione (non sono imprese industriali), ma la progettazione ed il cambiamento, continui e ciclici (semestrali), di prodotti, organizzazione e sistemi che diventano subito obsoleti e meno appetibili a livello commerciale.
In queste aziende è difficile fare velocemente anche un semplice sito web, imbrigliate come sono in una complessità di posizioni e professioni frammentate che generano rumore, perdite di tempo, sovrapposizioni, mancati obiettivi.
L’ho detto più volte che la soluzione deve passare, anzi, partire dall’avvicinare il mondo di chi conosce e sa valorizzare le soluzioni tecnologiche, i fondi, i nuovi processi di lavoro e la comunicazione con il mondo produttivo.
Il resto sono solo chiacchiere su una zavorra che ci portiamo dietro da 30 anni.
Ne ho parlato alla kermesse di Ceglie giovedì scorso, una bella manifestazione di fine estate che offre il confronto su tanti temi e dove il mio intervento di 3 minuti è riuscito ad accendere un vivace seppur breve dibattito.
A valle di un bel confronto Urso-Misiani su Ilva e politica industriale, ho cercato di dare attenzione all’indotto e alla zavorra di imprese dipendenti dalla stessa industria in un modello che le rende di basso valore aggiunto e di basso fatturato.
Quanto andremo avanti a fare debito e quanto saremo in grado di rimborsare gli interessi in un sistema incatenato a livello finanziario, se non produciamo ricchezza internamente in un modello di distribuzione di produttività e di capacità di produzione di ricchezza diverso da quel modello a goccia e di eventuale ridistribuzione della ricchezza, con qualche tassa patrimoniale fuori millennio?
Questo dovrebbe essere un tema trasversale e multidisciplinare, da destra a sinistra, dal governo ai corpi intermedi, passando per le università.
Se non ce ne rendiamo conto e continuiamo a fingere di non sapere che dobbiamo in ogni caso produrre e fatturare, ci ritroveremo una zavorra che prima o poi si staccherà, anche socialmente, da protagonismi oligarchici, industriali e politic


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