Attualità

In ordine sparso contro il pezzotto

di Angelo Vitale -


Pezzotto mon amour, per almeno 4 italiani su 10. Un fenomeno sociale – lo sa bene l’industria dell’audiovisivo che lo ha rilevato mesi fa- prima che di illegalità che pure pesa, bruciando 2 miliardi.

Una premessa indispensabile per ritornare sugli ultimi scampoli della lotta alla pirateria, che sta vivendo toni di polemica e forte contrasto oltre che quelli, per certi versi, di una commedia dal sapore amaro, continuando di seguito a segnalare l’imprecisione, per non dire l’inadeguatezza della manovra fin qui messa in campo.

Azioni quasi distrattamente registrate e seguite dai media se è vero – come è vero – che si è arrivati a titolare articoli con frammenti di dichiarazioni che viaggiano sul filo dell’inverosimile.

A che punto stiamo? Con il Decreto Omnibus la stretta che ha inasprito le sanzioni fino a decidere il carcere. Poi, approfondendo, si scopre che rischiano di finire dietro le sbarre non i “padroni” del pezzotto e nemmeno i suoi utenti ma solo chi favorisce il traffico illegale alimentato su Internet, peraltro difficile da accertare. Per trafficanti e utenti ci sarebbe la piattaforma Piracy Shield, che però incassa ogni giorno poche decine di segnalazioni dal suo via. Uno scudo di latta? Di contro alla manovra del governo subito una levata di scudi più attrezzati, provider e associazioni compresa quella che fa capo a Confindustria, che non ci stanno ad accollarsi impegni, costi e rischi derivanti dalla norma.

Un carico da 10 arriva da Google. Diego Ciulli dice: “la norma obbliga le piattaforme digitali a comunicare all’autorità giudiziaria tutte le violazioni di diritto d’autore – presenti, passate e future – di cui vengano a conoscenza. Lo sapete quante sono nel caso di Google? Al momento, 9.756.931.770”. Se lo facessero, arriverebbe ai giudici una valanga di dieci miliardi di Url. Ci si mette pure Luigi De Siervo, ad della Lega di Serie A, che definisce la pirateria una “pessima abitudine”. E poi auspica: “Pagando tutti, paghiamo meno”. Tutti titolano su questa frase.

Peccato che non abbia senso, glielo fa notare il sito web Il Napolista, perché Dazn è monopolista dei diritti tv.


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