IN LIBRERIA – L’età dell’oro: erotismo e ribellione nella Rivoluzione Culturale
Fa ridere, ma fa anche riflettere. Un modo di dire ormai diventato parte delle nostre vite e che rappresenta benissimo l’essenza del romanzo di Wang Xiaobo, L’età dell’oro (Carbonio, 2024) tradotto da Alessandra Pezza e a cura di Patrizia Liberati. Il racconto inizia nella gioventù del nostro protagonista, Wang Er e narra la sua storia che si incastona nella Cina della Rivoluzione Culturale. Nato nel 1950, vive da adolescente un’epoca a dir poco complicata, frequentando una scuola legata a un istituto minerario. Il ragazzo assiste a drammatici eventi, tra cui il suicidio di un docente e un tragico incidente con esplosivi, per cui viene arrestato e subisce gravi maltrattamenti in prigione. Rilasciato, viene inviato nelle campagne dello Yunnan per la rieducazione, lavorando tra i contadini secondo il programma “Su per le montagne, giù per i villaggi.” Qui, Wang si trova ad affrontare le dure condizioni di vita e il rigido controllo sociale, ma scopre anche altro. Il ragazzo intreccia una relazione proibita con la dottoressa Chen Qingyang, considerata “di facili costumi”. Questo rapporto diviene per il protagonista uno spazio di libertà e autodeterminazione all’interno di una società repressiva e invadente, che tenta di controllare persino la sfera più intima delle persone. La sua storia, poi, riprende vent’anni dopo: ritroviamo Wang Er a Pechino. Sono gli anni Ottanta, e dopo anni segnati da trasferimenti, una laurea, matrimoni e divorzi, l’uomo vive una vita segnata dalle esperienze del passato. Wang rimugina su quegli anni di gioventù e sulle contraddizioni di una società in cui è stato cresciuto e piegato. Riecheggiano in lui memorie di suicidi, pestaggi, controllo sociale e delazioni, ma anche di amore e fugaci momenti di eroismo personale. Una storia che l’autore racconta con amarezza, irriverenza, ma soprattutto con verità: è lo stesso Xiaobo ad aver vissuto (almeno una parte) le esperienze del protagonista e le porta tra le pagine con una umanità così trasparente e allo stesso tempo disillusa da mostrare un’autenticità unica. Ne emerge una denuncia sociale: Wang Xiaobo critica aspramente e apertamente gli effetti della Rivoluzione Culturale, offrendo un’immagine dissacrante della suo Paese. L’uso dell’umorismo, talvolta oscuro e beffardo, dà forza alla satira sociale, mentre la sessualità diventa uno dei pochi strumenti di resistenza a disposizione dell’individuo. La censura stessa, che ha ostacolato la pubblicazione del romanzo L’età dell’oro fino al 1994, evidenzia l’importanza e la delicatezza dei temi trattati, strappando, talvolta, una risata.
Torna alle notizie in home