Attualità

IN LIBRERIA – Le cose che abbiamo perso nel fuoco

di Eleonora Ciaffoloni -


Le cose che abbiamo perso nel fuoco (Marsilio, 2017) è una raccolta di dodici racconti dalla penna di Mariana Enriquez , ambientati in una Buenos Aires cupa e spettrale. Ci ritroviamo nei bassifondi della capitale di un’Argentina malata e violenta, dove la cronaca nera si mescola al sovrannaturale, alla superstizione e a un senso di angoscia persistente. I racconti esplorano temi crudi e dolorosi: sparizioni, bambini maltrattati, violenza di genere, degrado urbano e ingiustizia sociale. La Enriquez racconta di fantasmi reali e metaforici, di mostri nascosti tra le pieghe della società e della psiche umana. Tra le storie più potenti spicca Sotto l’acqua nera, dove l’indagine sulla morte di due giovani in un quartiere degradato si intreccia con la scoperta di una realtà mostruosa e contaminata. E poi c’è Le cose che abbiamo perso nel fuoco, il racconto distopico che dà il titolo alla raccolta: le donne, vittime di brutali violenze domestiche, decidono di darsi fuoco pubblicamente come atto di protesta e di riaffermazione del proprio potere e della propria esistenza. La narrazione di Enriquez è diretta e spietata, ma anche poetica, capace di mescolare paura, dolore e bellezza in un equilibrio inquietante. La sua scrittura richiama l’inquietudine e le atmosfere gotiche, ma la radica nella realtà argentina contemporanea, trasformando l’orrore in una riflessione sociale e politica. Le cose che abbiamo perso nel fuoco è un libro non facilissimo da leggere, in quanto a tratti disturbante; eppure ne emerge, allo stesso tempo, un grande fascino. Enriquez utilizza l’horror non come semplice espediente narrativo, ma come uno strumento per esplorare la realtà sociale argentina e le sue ombre più profonde. La paura non è mai gratuita: è un riflesso delle ingiustizie e delle sofferenze di una società malata. La scrittura è precisa, chirurgica, essenziale: le descrizioni di Enriquez sono fredde e crude, ma capaci di trasmettere un’intensità emotiva lacerante. L’autrice costruisce atmosfere soffocanti, in cui l’inquietudine cresce pagina dopo pagina, fino a sfociare in un terrore che è prima psicologico che soprannaturale. I personaggi sono il cuore pulsante di queste storie: vittime di un mondo che li annienta, ma capaci di rispondere alla violenza con atti estremi di resistenza e sopravvivenza. L’horror di Enriquez non è quello esplicito e spettacolare di molti romanzi di genere: ma forse fa più paura. Perché è un orrore sussurrato, insinuante, che nasce da una realtà familiare e quotidiana. Un racconto delle ingiustizie e nella crudeltà umana.


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