Cultura & Spettacolo

IN LIBRERIA – La Trilogia della città di K

di Eleonora Ciaffoloni -


Era uno di quei libri che mi erano stati consigliati per superare il cosiddetto “blocco del lettore”: e in questo senso, Trilogia della città di K, di Agota Kristof (Einaudi, 2014) ha fatto il suo dovere. Ma non ha fatto solo questo: mi ha svuotata, spaventata, commossa e lasciata a bocca aperta. Fin dalle prime pagine, in particolare nella prima parte del libro (“Il grande quaderno”) ci si ritrova immersi in un mondo narrativo spietato, dove due gemelli, senza nome, vengono presentati attraverso uno stile di scrittura essenziale: la loro infanzia e adolescenza sono raccontate con una crudezza che disarma: i traumi, le privazioni, la guerra e l’abbandono si susseguono in una sorta di diario spoglio di emozioni esplicite, con una intensità disarmante. Nella seconda parte del romanzo (“La prova”) avviene una rivelazione importante: uno dei gemelli si chiama Lucas e il racconto si sposta su di lui, ora adolescente ed etichettato dalla gente del paese come “lo scemo”, l’inetto. Ma sotto questa facciata emarginata si nasconde una volontà incrollabile. Lucas si assume la responsabilità di una vita che non è sua, quella di un bambino che non ha generato, ma che sceglie di proteggere ad ogni costo, tanto da arrivare a compiere gesti estremi. Ed è da qui che il romanzo prende una piega ambigua, con tratti grotteschi: vi sono episodi dai tratti onirici, dove non si comprende bene il confine tra la realtà e la fantasia e la narrazione diventa sempre più “nebbiosa”. Il terzo e ultimo capitolo della trilogia (“La terza menzogna”) rappresenta il culmine del viaggio. Qui viene data voce a Klaus, il secondo gemello. È la sua storia a chiudere il cerchio, ma allo stesso tempo a scardinarlo. Klaus non ha mai smesso di aspettare Lucas, il fratello che ha scelto di andare via, nella speranza che un giorno tornasse. Ma il suo non è un ritorno casuale: è un gesto d’amore verso la madre, una donna sopravvissuta alla guerra ma mai guarita del tutto, con la vita segnata da una profonda depressione e aggravata da un omicidio familiare. E se nel primo capitolo si entra nella storia, nel secondo si prende la via dell’ambiguo, nel terzo si svela la vera natura della storia. Ci si ritrova a chiedersi, in più di una occasione, cosa si è letto fino a quel momento. Senza fare spoiler, la dualità nascosta la farà da padrone. Trilogia della città di K è un’opera complessa, potente, disturbante e affascinante al tempo stesso. Un romanzo che non si limita a raccontare una storia, ma la fa vivere al lettore, portandolo a interrogarsi, a farsi un esame di coscienza ma porta anche al voler entrare in empatia con i protagonisti. Un libro bellissimo, da leggere, ma sicuramente difficile da ri-leggere.


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