Attualità

IN-GIUSTIZIA – Truffe online il rimborso non è scontato

di Redazione -


di Elisabetta Aldrovandi

 

Arriva un messaggio sul cellulare mentre siamo intenti al lavoro, o mentre stiamo aiutando i figli nei compiti. È la banca. Nessun dubbio sull’autenticità del mittente, perché il messaggio va in coda ad altri già ricevuti dal nostro istituto di credito. Si chiede di accedere al proprio conto on line e di effettuare l’accesso digitando le credenziali. Còlti alla sprovvista, seguiamo le istruzioni, convinti di adempiere a una commissione di routine.
E invece, nel giro di poche ore, l’amara sorpresa: il nostro conto corrente è stato svuotato, o la nostra carta di credito prosciugata del plafond. Esterrefatti, ci rechiamo immediatamente presso la filiale dell’istituto di credito, chiediamo spiegazioni, accusiamo la banca di non aver protetto i nostri dati, pretendiamo il rimborso di quanto ci è stato sottratto con l’inganno. Quell’inganno che nasce proprio dal fatto che il messaggio ricevuto era finito tra quelli ufficiali della banca, e quindi la captazione della nostra fiducia era stata immediata.
Ma la doccia fredda diventa ben presto gelata: non soltanto la banca si rifiuta di rimborsarci quanto ci è stato rubato, ma è pure legittimata a farlo. Infatti, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7214/2023) ha stabilito che se un cliente è vittima del cosiddetto phishing, ossia di una truffa on line attraverso cui il malintenzionato convince la vittima a fornire informazioni personali o codici di accesso ai propri conti, la banca non ha nessuna responsabilità, poiché è il cliente che, scientemente e consapevolmente, fornisce gli elementi con cui il truffatore può sottrargli denaro.
Nel caso in questione, il titolare del conto aveva disconosciuto una operazione fraudolenta di bonifico eseguita per via telematica sul proprio conto da una terza persona. Già il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto il diritto alla restituzione del denaro da parte della banca, poiché non aveva adottato tutte le misure necessarie a prevenire l’accaduto. Una decisione però riformata dalla Corte d’Appello, poi confermata, appunto, in Cassazione.
Pertanto, l’unico modo per tutelarsi resta quello di denunciare la truffa, sperando che sia individuato il responsabile e che questi abbia la disponibilità economica per restituire il denaro e risarcire il danno.
Ipotesi che resta spesso sulla carta, condita di tante illusioni infrante, poiché spesso dietro quelle truffe ci sono autori residenti all’estero, che attraverso la fitta rete di Internet riescono a nascondere la loro reale identità.
Eppure, un sistema di difendersi esiste: ossia, informarsi. La prevenzione è sempre importante, quando si tratta delle truffe è fondamentale. Lo stesso Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stilato una serie di regole per aiutare le persone a riconoscere potenziali truffatori, il cui unico interesse è sottrarre denaro. La prima è verificare sempre la provenienza delle e-mail, degli sms e delle telefonate fraudolente: se arriva un messaggio che sembra della propria banca, evitare di seguire le istruzioni richieste e chiamare subito la propria filiale per accertarsi che sia autentico.
Altro aspetto importante è la fretta: spesso il truffatore fa leva sul fatto che la vittima sia impegnata in altre faccende, presti poca attenzione, e la induce a ottenere ciò che vuole fingendo di sollevarla di ulteriori incombenze, a parte la comunicazione dei dati o codici richiesti. Ancora, è fondamentale diffidare delle proposte particolarmente vantaggiose o delle promesse di facile guadagno: nessuno regala nulla, e chiunque fosse in possesso delle chiavi magiche per moltiplicare i soldi le terrebbe per sé e di certo non le divulgherebbe a estranei contattati via Internet o al telefono. Infine, è necessario mantenere il software dei propri dispositivi e le password sempre aggiornati, cambiandole spesso ed evitando di utilizzare nomi, date di nascita, nomignoli, propri o di parenti. Fermo restando che la diffidenza, in certe situazioni, può salvare il portafoglio più di mille codici di protezione.


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