IN GIUSTIZIA – La separazione delle carriere apre alla riforma della Giustizia
Il governo corre con Nordio sulla giustizia e corre in parlamento dove, giovedì 10 ottobre, il Ddl del guardasigilli sulla separazione delle carriere dei magistrati (C. 1917 cost. Governo) è stato votato come testo base di discussione nella commissione Affari costituzionali della Camera, assorbendo tutte le altre iniziative in materia, comprese quelle della maggioranza (Costa, Calderone e altri). Il si è venuto da tutte le forze che sostengono il governo e da Italia Viva.
Dal punto di vista sistematico, la necessaria duplicazione dei Consigli Superiori della Magistratura, uno per la giudicante, l’altro per la requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica, non costituisce una particolare discontinuità rispetto al sistema attuale, in quanto, si legge nel testo del Ddl costituzionale, dal quale è prima firmataria Giorgia Meloni, i due Consigli Superiori sono esattamente sovrapponibili tra loro – per caratteristiche, funzioni e garanzie – con una struttura idonea a garantire appieno l’indipendenza di entrambe le magistrature anche nel nuovo assetto delle carriere separate.
Questa infatti la principale preoccupazione del guardasigilli, garantire alla magistratura la stessa indipendenza e la stessa autonomia di cui gode attualmente, pur nel riconoscimento dei princìpi del giusto processo e del modello accusatorio. Più innovativa è invece la rivisitazione della forma di autogoverno, nell’ambito della quale è valorizzata la funzione disciplinare, alla quale viene conferito valore giurisdizionale, con l’istituzione di un organo indipendente, deputato ad amministrarla, anche per meglio distinguere la funzione disciplinare, che è propriamente giurisdizionale,
dagli altri compiti di autogoverno amministrativo.
Separazione delle Carriere cosa cambia – Per questa ragione, dunque, si prevede l’istituzione di un nuovo organo di rilievo costituzionale al quale assegnare la giurisdizione disciplinare nei confronti di tutti i magistrati ordinari. E si è scelto di denominare quest’organo Alta Corte disciplinare, in funzione della rilevanza assegnata al profilo deontologico e professionale dei magistrati dalla Costituzione. Si realizza così anche il valore aggiunto di promuovere un livello professionale e deontologico omogeneo per tutti gli appartenenti alle distinte carriere della stessa magistratura. L’avvocatura e le camere penali, che hanno tenuto il loro recente congresso, sostengono questa riforma.
Di contrario avviso invece è il Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia, per il quale, come si è letto sulla stampa, “la punizione e la censura dei comportamenti deontologicamente scorretti non può essere separata dall’amministrazione della giurisdizione, in quanto occorre conoscerne gli uffici per evitare gli eccessi punitivi. La ratio di prevedere dentro al Csm la funzione disciplinare è proprio quella di non farne un istituto della repressione.
È quindi sbagliata l’idea di sottrarre il disciplinare al governo autonomo della magistratura“. Chi scrive propende per l’attuazione dei principi del giusto processo e per l’istituzione dell’Alta Corte che nell’esercizio di un potere giurisdizionale e quindi indipendente può garantire un giudizio serio ed equilibrato nei confronti di un magistrato come di qualsiasi cittadino.
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