IN GIUSTIZIA – Il Premierato e la cultura della rappresentatività
Giorgia Meloni, tra i tanti riconoscimenti a lei tributati da un ceto intellettuale illuminato, sereno ed obiettivo come il nostro può mettere in bacheca anche l’epiteto di ”neonazista nell’animo” con il quale, alcuni mesi fa, venne etichettata da Luciano Canfora, sicuramente abituato ad autodefinirsi progressista, liberale, tollerante, educato e bonario.
D’altra parte anche lo “stronza” di De Luca era sicuramente frutto dello stesso impegno civile. Questo incipit vorrebbe introdurre un approccio “culturale” al tema delle riforme costituzionali perché, almeno teoricamente, si potrebbe pensare che, in questo modo, potrebbero essere capite meglio. Si, perché, trattandosi di riforme utili, anzi necessarie, e anche complesse, presteranno sicuramente il fianco ad altri “commenti” del genere di quelli già incassati dalla premier.
Ed allora, volendosi prender cura di questo argomento con intenzioni serie e rispettose di tutti i punti di vista, ci si pone il quesito: si potrà tornare alla cultura unificante e caratterizzante, alla cultura che è identità, in un contesto come quello costituzionale, dove l’identità nazionale deve trovare il massimo di armonia ed unità? Non ci si deve, né può, dividersi su una costituzione patriota nel senso di espressione un disegno organico e complessivo di equilibrio tra Stato centrale, con il suo premierato e le autonomie locali, con le rispettive legittime istanze di autogoverno e prossimità.
Premierato significa una leadership per tutti gli italiani, una bandiera per tutti, nel segno della legalità costituzionale. All’invito di Machiavelli, contenuto nel Principe (cap. XXVI): «L’Italia è tutta pronta e disposta a seguire una bandiera, purché ci sia alcuno che la pigli» risponde una “principessa”, tale per investitura elettorale, in un video pubblicato sui social il 25 giugno: “Questo siamo noi: patrioti. Patrioti che sanno quale sia il verso della bandiera quando la sventolano e che lavorano affinché tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità”.
E rispetto ad Elly Schlein, “principessina ottimatizia” direbbe ancora Machiavelli, che apre la strada alla possibilità di una distruzione definitiva dell’equilibrio tra gli umori, e conseguentemente all’annichilimento della vita politica, la “Principessa” di oggi è invece uno strumento per equilibrare gli umori, e quindi apre la strada a quella che nel capitolo IX, Machiavelli definisce ‘libertà’, ovvero una composizione degli appetiti in conflitto, tale per cui lo spazio comune sul quale poggia lo Stato risulta ampliato» Evidentemente saremmo lontani dal socialismo neo sovietico di Canfora e compagni e dunque sicuro bersaglio di ogni offesa, dunque, ci vuole coraggio. Quello che devono dimostrare di avere Giorgia Meloni ed il suo governo. Premierato significa cultura della rappresentatività degli elettori, che, come hanno dimostrato le elezioni europee, anche con il sistema elettorale proporzionale, non si sentono più rappresentati se vedono in televisione che esiste lo 0,01 del vicino di casa ma se hanno la certezza di aver eletto un/una leader che sappia competere con gli altri leaders eletti negli altri paesi, ciascuno per esprimere e dunque rappresentare l’interesse nazionale del proprio, nella sedi internazionali e sovranazionali a ciò deputate, europee e globali.
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