Attualità

IN GIUSTIZIA – Il faticoso dialogo tra governo e magistratura

di Francesco Da Riva Grechi -


IN GIUSTIZIA – Il faticoso dialogo tra governo e magistratura

Costruttivo, sembrerebbe, il lungo incontro tra Governo ed Associazione Nazionale Magistrati tenutosi il 5 marzo scorso. Gli interlocutori evidentemente erano quelli giusti. Ovviamente meno sofferto l’altro incontro della giornata, quello con l’unione delle camere penali, che in pratica condividono in pieno l’azione del governo. L’ANM invece nel merito è su posizioni del tutto inconciliabili, anche se questo lascia apprezzare molto di più la pacatezza dei toni e la dichiarazione di applicare lo stesso la riforma, una volta varata, senza voler interferire con l’iter parlamentare. Delle tante posizioni espresse in seno al sindacato delle toghe il minimo comun denominatore sembra essere il tradimento dello spirito originario, di matrice antifascista, della costituzione. Si afferma da più parti che, dopo tutte le modifiche costituzionali intervenute dal 1948 ad oggi, questa sia distonica rispetto alle precedenti e che costituisca il primo step verso la modifica dell’assetto costituzionale della magistratura così incidendo, per la prima volta, sul principio della tripartizione dei poteri dello Stato. A modesto parere di chi scrive non sembra affatto così. La continua falcidia di disposizioni che la Costituzione originaria aveva posto per l’immunità dei parlamentari, che era praticamente totale almeno per quanto riguardava l’esercizio delle funzioni, ed ora è stata praticamente azzerata, ha inciso in maniera profondamente negativa sulla tripartizione dei poteri a tutto danno dei parlamentari e del governo. E sappiamo che l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge in politica ha sfumature molto delicate. La Costituzione quindi è stata saccheggiata finora dalla sinistra perché ogni modifica non proposta dal PD coincideva con una marcia su Roma ed una contromarcia “liberatoria”. Con questo la ANM potrebbe avere poco a che vedere ma è difficile non cogliere tante volte una strumentalità quando si invoca la costituzione antifascista ed il fascismo è ormai parecchio lontano nel tempo. Difficile infatti sfuggire alla critica di assumere atteggiamenti ideologici se si diffondono documenti che potrebbero essere stati scritti da Togliatti nel momento di ordinare ai suoi partigiani nel 1944 di porsi sotto al comando del corpo sloveno di invasione dell’Italia. L’ideologia è sempre stata contraria all’interesse dei cittadini. Prima di valutare come si attua il sacrosanto principio di eguaglianza di fronte alla legge bisogna che i cittadini, da quella legge, possano dirsi in qualche modo tutelati nelle libertà fondamentali, anche rispetto a coloro che la applicano. Riprendendo infatti la visuale retrospettiva, se all’indomani dell’immane sciagura dell’odiosa guerra e quindi della caduta del fascismo, l’ordinamento della Magistratura è stato correttamente rinforzato al massimo nella sua componente di garanzia dell’indipendenza e dell’autonomia, è altrettanto vero che, con lo stesso equilibrio e saggezza, i Padri Costituenti avevano previsto analoghe garanzie per la libertà e tutele da ingerenze di altri poteri per i parlamentari e i ministri. Il punto è che sono state mantenute solo quelle, sacrosante, a favore della magistratura, e bene ha fatto il ministro Nordio a non toccarne neanche una, senza tentennamenti. Purtroppo, però, sull’equilibrio e sulla divisione dei poteri, come abbiamo visto, hanno inciso, e molto negativamente, le riforme “punitive” volute da un certo parlamento. Di queste, è chiaro, non sono responsabili i magistrati, ma non per ciò dovrebbero avere paura che analoghi interventi sull’assetto dell’ordinamento della magistratura abbiano gli stessi intenti “sanzionatori” a carico di essa. Nulla nel testo della maggioranza lascia obiettivamente presagire alcunché di simile anche se, visto il clima di reciproca percezione dell’aggressività altrui, la qualità del dialogo tra le parti deve essere curata come un patrimonio dell’umanità.


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