Cultura & Spettacolo

“Imparare a vivere”, Maurizio Ferraris al Festival filosofico del Sannio

di Angela Arena -


Spesso, le domande più difficili nel corso di un’intera esistenza ce le poniamo nei momenti di fragilità, durante o dopo una caduta, sia essa intesa come un crollo psicologico o come un inciampo fisico, da cui, a volte, appare impossibile rialzarsi. Ma è proprio nell’istante in cui tutte le nostre certezze sembrano vacillare che forse ci  chiediamo se abbiamo realmente imparato a vivere, com’è accaduto al filosofo Maurizio Ferraris professore Ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Torino, ed autore del libro “Imparare a vivere” che lo studioso ha presentato lo scorso Venerdi  11 Aprile al Teatro San Marco di Benevento, ospite dell’11° Festival Filosofico del  Sannio. 

Un titolo emblematico dietro cui si celano più significati che però, come ha spiegato lo stesso docente, conducono tutti nella stessa direzione: la cosa veramente importante, nel vivere, è il convivere. 

Il testo parte da un banale incidente di Ferraris che lo induce a riflettere attorno alla  sua esistenza e alle sue memorie, ovvero relativamente a quel bagaglio di esperienze a  cui ognuno di noi fa riferimento, nell’arco della propria vita, non solo per superare le  situazioni difficili e quindi sopravvivere, ma anche per previvere e convivere che sono poi le stazioni attraverso cui questo libro ci fa passare per ragionare su una  promiscuità di temi che ruotano attorno alla vita e al come si possa imparare a vivere.  E’ infatti durante le nostre battute d’arresto che emergono i sentimenti e i risentimenti  più contrastanti, laddove il nostro passato s’intreccia con ciò che abbiamo appreso  leggendo e scrivendo: passando da Montaigne a Heidegger, da Nietzsche a Derrida, da  Proust a Yourcenar, da Fitzgerald a Hemingway, questo libro unico ed emozionante ci  induce ad analizzare le nostre conoscenze per attraversare le diverse fasi della nostra  esistenza. 

Presidente del LabOnt (“Laboratorio di Ontologia”) presso l’Università di Torino da  svariati anni e direttore dell’Istituto “Scienza Nuova” presso Università e Politecnico  di Torino, nelle sue ricerche il professor Ferraris è passato dalla proposta di  un’ontologia critica e sociale, allo sviluppo di una posizione filosofica che può essere  definita “nuovo realismo”, in alternativa al postmodernismo e al pensiero debole,  procedendo inoltre verso un’ulteriore estensione dell’analisi degli oggetti sociali,  attraverso i concetti di “documentalità” e “documanità”, a confronto con le potenzialità  e i limiti del web. 

Inoltre, dal 2018 Ferraris è presidente dell’Istituto di studi avanzati su Humanities e  Industria del citato ateneo ed è proprio a margine della rassegna sannita che il filosofo ha dichiarato “Nell’epoca dell’intelligenza artificiale, ci troviamo nella migliore  condizione per cercare di capire cosa ha il naturale che manca all’artificiale e quindi  riuscire a capire che cos’è il naturale“, svelando il titolo del suo prossimo libro “Pelle”,  edito da ‘Il Mulino’ in cui cerca di dare una risposta relativamente al contributo che la  filosofia può apportare all’IA.


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