Economia

Immatricolazioni: nuovo tonfo in Europa -4,2% a settembre

di Giovanni Vasso -


Continente, Gran Bretagna compresa. Senza sosta l’emorragia di vendite per il settore che, rispetto al periodo pre-Covid, fa segnare una flessione scoraggiante a doppia cifra pari al -13%. “Il consuntivo dei primi nove mesi dell’anno dell’area si è chiuso con 9.779.605 immatricolazioni con una crescita dell’1% sullo stesso periodo del 2023, ma con un calo di ben il 20,5% sulla situazione ante-crisi (gennaio-settembre 2019) e con prospettive non positive”, secondo i rilievi del Centro Studi Promotor che ha commentato i dati diffusi oggi dall’Acea. Peggio di tutti in Europa è la Francia che perde l’11,1% delle immatricolazioni, seguita dall’Italia (a quota -10,7%). Malissimo anche la Germania dove il mercato ha registrato un crollo del 7%. L’unico a reggere, nell’Ue, è quello spagnolo che ha messo a referto un aumento delle vendite pari al 6,3% sulla base di iniziative straordinarie da parte delle reti di vendita legate a sconti molto allettanti specialmente sull’elettrico. “Il nodo da sciogliere per il ritorno del mercato dell’ auto nell’Europa Occidentale alla normalità, oltre al recupero del potere di acquisto delle persone, è quello della transizione energetica”, riferiscono dal Csp: “Secondo André Schmidt, presidente dell’associazione Vdik (produttori auto tedeschi), per uno sviluppo della mobilità elettrica occorre una massiccia espansione delle infrastrutture di ricarica, una riduzione del prezzo di ricarica dell’elettricità e agevolazioni per l’acquisto di automobili, mentre controproducenti, sempre secondo Schmidt, sono i dazi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina perché le contromisure delle autorità cinesi penalizzerebbero fortemente le esportazioni in Cina”. Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, ha affermato: “E’ comunque indispensabile che l’Unione Europea ridefinisca al più presto la sua politica per la transizione energetica nell’ auto partendo da presupposti razionali e non ideologici, senza penalizzare il settore dell’ auto e distribuendo i costi della transizione in funzione della capacità contributiva delle persone e dei soggetti economici”.


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