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Ilaria Salis, l’Ungheria chiede la revoca dell’immunità: sarebbe ora

di Giulia Sorrentino -


La richiesta di revoca dell’immunità dall’Ungheria al Parlamento Ue e Salis si appella ai diritti umani

Sogno o son desto? È questo che ci si chiede leggendo che l’Ungheria ha chiesto la revoca dell’immunità per l’eurodeputata Ilaria Salis, eletta a Bruxelles grazie alla candidatura da parte di Bonelli e Fratoianni dell’allora detenuta in terra straniera. Qualcuno ricordava chi fosse Avs prima della Salis? No, ed è per questo che Stanlio e Ollio hanno deciso di perseguire la battaglia di chi voleva farla tornare in Italia, candidandola in Europa per racimolare l’unica cosa che interessa ai politici: il consenso. E sono riusciti a mettere in atto questo piano fantasioso in modo che si potessero aggirare le normali procedure e che lei godesse dell’immunità parlamentare. Se non ci chiamassimo Italia tutto questo si troverebbe alla voce “circo” del dizionario Treccani e non sotto “politica”, figuriamoci estera. Le devianze sono molteplici: il partito ha ottenuto un vantaggio in termini di voti e di consenso, perché hanno preso oltre il 6% di preferenze, superando politici ben più navigati come Matteo Renzi. La seconda follia è che sia stato bypassato così facilmente l’assetto giudiziario di un Paese membro dell’Unione Europea, senza cercare mediazione, ma sminuendo la figura di un altro leader. Che la Salis, viste le disumane condizioni in cui era detenuta, dovesse tornare nel proprio Paese è un qualcosa su cui è difficile sindacare, perché i comportamenti degradanti non devono appartenere a nessuna forma di democrazia e di Stato degno di essere chiamato tale.

Ma rendiamoci conto che dietro quel plastico sorriso che ci propina in modalità Joker, ci sono accuse pesanti. Quello che i magistrati le hanno contestato non è solo il reato di lesioni personali, ma anche quello di appartenere all’organizzazione antifascista Hammerbande, che ha come obiettivo quello di “colpire” a martellate presunti neonazisti. Non c’è molto da aggiungere sulla condotta della persona in questione, e nemmeno sulle sue “battaglie politiche”, dato che stiamo parlando di una persona che vuole regolamentare l’abusivismo. Sembra un ossimoro ed effettivamente lo è, perché abusivo è qualcosa di illecito che sarebbe quindi per definizione impossibile rendere lecito tramite l’uso della legge. Lei è la dimostrazione lampante che viviamo in un’epoca in cui basta definirsi antifascisti per essere degli eroi, anche se privi di qualunque forma di contenuto.
C’è un pensiero di Kant che potrebbe chiarire in modo definitivo la vicenda Salis: “Agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre come scopo e mai come semplice mezzo”. Noi per la Salis siamo solo ed esclusivamente un mezzo, anche se per cosa, ancora, non lo abbiamo capito.


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