Attualità

Il Vaticano scomunica Viganò: Una pena medicinale che invita al ravvedimento

di Angelo Vitale -


Un “giudizio” rapidissimo, concluso in due settimane: il Vaticano chiude velocemente la vicenda avviata con l’accusa di scisma a carico di monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti. Viganò ha ricevuto la scomunica “latae sententiae” per scisma e viene posto, di fatto, fuori della Chiesa cattolica, in ogni funzione e iniziativa.
“Allo scomunicato è proibito celebrare la messa e gli altri sacramenti; di ricevere i sacramenti; di amministrare i sacramentali e di celebrare le altre cerimonie di culto liturgico; di avere alcuna parte attiva nelle celebrazioni appena citate; di esercitare uffici o incarichi o ministeri o funzioni ecclesiastici; di porre atti di governo. Il senso della scomunica – sottolineano i media vaticani- è comunque quello di essere una pena medicinale che invita al ravvedimento, quindi si resta sempre in attesa di un ritorno della persona alla comunione”.

Lo scorso 21 giugno era stato lo stesso ex nunzio negli Stati Uniti a divulgare il decreto che lo convocava a Roma per rispondere delle accuse, dandogli la possibilità fino al 28 giugno di nominare un avvocato difensore che lo rappresentasse o facendo pervenire una memoria difensiva. Non essendo ciò avvenuto, gli è stato attribuito un difensore d’ufficio che ha svolto secondo le norme del diritto la difesa di Viganò. Oggi il verdetto.

Si prevede ora, che come due settimane fa, Viganò utilizzi i media e i social per far sentire la sua voce contro la decisione adottata in Vaticano.


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