Il triangolo del Pil
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Il triangolo no. Non l’aveva considerato nessuno, ci ha pensato la Cgia di Mestre: scordatevi il Nord Ovest, il nuovo polo produttivo italiano s’è spostato tra Veneto e Friuli. Milano non dialoga più solo con Torino e Genova ma preferisce farlo con Bologna e Venezia. L’Italia è cambiata, dal boom economico a oggi. “Quasi la metà del Pil nazionale si produce nel triangolo allargato”, rivela l’Ufficio studi della sigla mestrina. Che nota un fatto decisivo e rilevatore. I tir che percorrono l’autostrada Brescia-Padova sono più del doppio di quelli che, invece, coprono la tratta Milano-Torino. La Cgia snocciola le cifre: “Se sull’A4 Torino-Milano il numero medio giornaliero dei Tir è pari a 13.432, sull’A4 Milano-Brescia è di 26.108 (quasi il doppio) e sul tratto dell’A4 Brescia-Padova è di 28.795 (più del doppio)”. Più che un indizio, una prova provata: “Insomma – spiegano dalla Cgia di Mestre-, lungo quest’ultimo pezzo di autostrada che unisce la Lombardia e il Veneto ogni giorno transitano oltre 15 mila veicoli pesanti in più rispetto a quelli che percorrono il vecchio asse Torino-Milano”. Ciò dimostrerebbe “in maniera empirica”, il fatto che “i flussi di merci e, conseguentemente, anche il peso economico del Paese mantengono al centro della scena Milano e la Lombardia che, nel frattempo, hanno orientato il proprio interesse commerciale soprattutto verso le regioni del Nordest”.
Il Nord Est, dunque, è la nuova locomotiva economica del Paese. Ma le sorprese non sono finite qui. C’è il Mezzogiorno che punta a recuperare il terreno perduto negli anni. E che potrebbe fare ciao-ciao con la manina al Centro, scalzandolo nei trend produttivi di crescita: “Se in Campania si prevede una crescita dello 0,62 per cento, in Abruzzo dello 0,65, in Sicilia dello 0,66, in Basilicata dello 0,71 e in Puglia dello 0,73 per cento, nel 2023 il Mezzogiorno potrebbe ottenere un incremento del Pil superiore alle regioni del Centro”. Dati lusinghieri, che fanno il paio con quelli che lanciano il Nord Est in testa alle graduatorie nazionali. La Lombardia, infatti, fa registrare un aumento del Pil regionale dello 0,81%, di pochissimo inferiore il risultato dell’Emilia Romagna (+0,79%), mentre il prodotto interno lordo del Trentino Alto Adige crescerà dello 0,77%. Ma la migliore performance sarà quella di Friuli e Veneto: +0,82%. Le previsioni di quest’anno ricalcano orientativamente i trend registratisi l’anno passato. Nel 2022, la Regione che è cresciuta maggiormente è stata la Lombardia che ha registrato un significativo +3,93 per cento, subito dopo il Veneto (+3,87 per cento), la Valle d`Aosta (+3,85 per cento) e l`Emilia Romagna (+3,82 per cento). Un anno fa, il Mezzogiorno s’è difeso bene: la Campania (+3,72 per cento), la Calabria (+3,52 per cento) e la Sicilia (+3,51 per cento). La media italiana è stata del +3,67 per cento.
I dati Cgia di Mestre sembrano corroborati dall’analisi dei numeri che riguardano, per esempio, il settore immobiliare. Gli affitti a Milano, come ha dimostrato la protesta di una studentessa che si è accampata in tenda al Politecnico, restano a livelli stratosferici. Ma gli aumenti più rilevanti si stanno registrando a Bologna dove il caso legato al caro affitto è diventato un preciso tema (anche) politico nel capoluogo emiliano. Che è la seconda città d’Italia per consistenza dei rialzi. Subito dopo Milano e subito prima di Torino e di Napoli, che sconta un’importante emergenza abitativa.
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