Il sondaggista Noto: “La politica ignora che i giovani sono sempre più chiusi in una comunità virtuale”
ANTONIO NOTO, AUTORE
di EDOARDO SIRIGNANO
“I social hanno chiuso i giovani in una comunità virtuale, che non ha nulla a che vedere con la realtà. La politica se ne deve rendere conto”. Così il sondaggista Antonio Noto commenta gli ultimi fatti di cronaca, a partire dalla gara social che avrebbe portato all’incendio della Venere degli stracci fino all’ultimo maxi-stupro di Firenze.
I cambiamenti della società, come spiega nel suo ultimo lavoro, “Chi ha cambiato l’Italia”, sono le sfide con cui la classe dirigente deve confrontarsi. Chi, però, ha davvero contribuito a modificare le principali abitudini del Paese?
Nel libro spiego come i principali cambiamenti dei comportamenti sociali, degli stili di vita siano stati generati più dall’economia che dalla politica. È un confronto sostanziale tra due attori.
C’è, pertanto, un solo vincitore?
La politica, purtroppo, è arrivata sempre tardi. È stata la finanza la vera cabina di regia delle trasformazioni. La politica, a volte, ha fatto qualcosa, ma non ha raggiunto l’obiettivo.
Faccia qualche esempio…
Le donne hanno superato gli uomini come livello di istruzione. È stato il risultato di una classe dirigente, che ha creato le condizioni per una cultura paritaria. Quando, però, si vanno ad analizzare i dati relativi all’occupazione, ci accorgiamo che tre uomini su quattro lavorano, mentre solo una donna su due. Pur facendo qualcosa di importante, chi è nelle istituzioni, quindi, non ha raggiunto il traguardo.
Chi, invece, lo ha raggiunto?
Le aziende, al contrario, hanno dimostrato di essere pronte alla sfida. Hanno sostituito, talvolta, i servizi sociali. Basti pensare ai tanti prodotti utili per la famiglia. Nella pubblicità, ad esempio, c’è più parità di genere che nella società. La donna, nei principali spot, non viene più rappresentata come la regina della casa. Sono gli uomini a sbrigare le faccende domestiche, a prendersi cura dei figli. Il racconto del marketing ha superato la forza-volontà della politica. Lo stesso è accaduto con i giovani.
Basta guardare, d’altronde, cosa è accaduto negli ultimi giorni. Denunciati 24 minori per aver stuprato due ragazzine…
C’è un profondo cambiamento. È evidente sotto gli occhi di tutti.
A cosa è dovuto?
Non certamente al Covid, come ci vuol far credere qualcuno. Stiamo parlando di un processo partito prima della pandemia. Le nuove generazioni non vedono più il lavoro come strumento per realizzarsi. Pensano, invece, di poterlo fare tramite il benessere psico-fisico. Ciò ha effetti positivi, ma anche negativi. Siamo passati nell’ultimo trentennio dalla Milano degli anni 90, dove bisognava essere un manager e stare più ore possibili alla scrivania per dimostrare di essere qualcuno, a quella di oggi, dove aumentano i ragazzi che si licenziano perché non ritengono di avere un’occupazione compatibile col tempo libero.
Rispetto a tutto ciò, la classe dirigente è pronta?
È indietro. Non riesce neanche a regolamentare le nuove forme di collaborazione. È ancora ancorata al tempo determinato o indeterminato. Mentre la domanda e il mondo corrono, ci sono rappresentanti scelti dai cittadini che non se ne rendono conto.
I ragazzi, intanto, commettono azioni ingiustificabili. Esempi gli influencer che per un video hanno ucciso una famiglia, la Venere degli stracci incendiata per una gara social o l’ultimo stupro di massa. La colpa è di Facebook, Twetter o Instragram?
I social hanno chiuso i giovani in una comunità virtuale, che non ha nulla a che vedere con la realtà. Dobbiamo rendercene conto. Non possiamo ignorarlo. Altrimenti non ci dobbiamo meravigliare che avvengono fenomeni come quelli degli ultimi giorni. La politica, purtroppo, è troppo lontana da questi temi o meglio arriva sempre in ritardo e spesso non in maniera non opportuna.
La sua opera, quindi, vuole essere una caccia ai politici?
Assolutamente no! Nel mio libro si evince come i cittadini richiedono che la politica torni a essere protagonista, parte attiva. Gli italiani non la vogliono passiva. Anzi, immaginano un futuro in cui non è sempre la finanza a dominare ogni cosa.
Rispetto a quali temi possiamo parlare di assenza del decisore?
Nonostante i media ci torturano sul dibattito delle coppie omogenitoriali, non si prende ancora atto che le famiglie sono cambiate. Non ci sono più i nuclei di una volta. Quelli nuovi sono diversi e devono essere regolamentati. Non possiamo avere famiglie clandestine. Bisognerebbe approcciare la questione non basandoci più su un pregiudizio ideologico. Mentre la società va avanti, c’è qualcuno che resta indietro.
Il dibattito pubblico spesso è caratterizzato da posizioni ambigue. Basti pensare al Pd, che a Bruxelles vota dice di utilizzare i soldi del Pnrr per le armi e in Italia, invece, predica che le guerre si risolvono con la diplomazia…
Questa è la contraddizione che tocca tutti i partiti, senza alcuna esclusione di colore. Gli esempi sono tanti. Per questa ragione, i cittadini non si recano più alle urne. Non vedono un filo conduttore che regola i processi. Vedono davanti a sé chi lavora alla giornata, senza una visione. Non c’è un’ideologia, un progetto. Questo non vuol dire che i cittadini hanno smesso di credere nella politica. Sperano, al contrario, nel ritorno di quella con la p maiuscola e in grado di confrontarsi con la stessa finanza.
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