Il ritorno del Qatargate: chiesta la revoca dell’immunità per le dem Moretti e Gualmini
Il ritorno del caso Qatargate, in sonno da mesi per l’impasse dell’azione giudiziaria, avviene con la richiesta avanzata dalla Procura federale belga che punta alla revoca dell’immunità parlamentare per le due eurodeputate del Partito democratico, Alessandra Moretti ed Elisabetta Gualmini, che si sono autosospese dal loro gruppo. Non nuovo il loro coinvolgimento nell’inchiesta, che ha un nuovo impulso con il primo atto della nuova giudice istruttrice Pascale Monteiro Barreto, subentrata a febbraio ad Aurélie Déjaiffe, che a sua volta aveva lasciato l’incarico dopo l’addio del più celebre magistrato Michel Claise, costretto a fare un passo indietro nel giugno 2023 per sospetto conflitto d’interessi.
I nomi delle due eurodeputate erano comparsi già in un primo momento nel fascicolo dell’indagine sul presunto scandalo di corruzione scoppiato il 9 dicembre 2022 diventato per i media il Qatargate. Quello di Moretti era emerso nelle fasi iniziali dell’inchiesta, comparendo tra le carte che riguardavano il presunto coinvolgimento del dem Andrea Cozzolino – rilasciato dopo quattro mesi passati agli arresti domiciliari – insieme a Marc Tarabella e Maria Arena. I quattro venivano indicati come componenti di un “quadrumvirato” capace di agire con “precisione, attenzione ed efficacia” per favorire gli interessi del Qatar.
Accuse che l’eurodeputata dem aveva già respinto con fermezza, negando qualsiasi coinvolgimento. Il nome di Gualmini era invece comparso nel fascicolo all’indomani dell’audizione al Parlamento europeo del ministro del Lavoro del Qatar svoltasi nel novembre 2022.
Ora, la richiesta della Procura belga, presentata all’ufficio di presidenza del Parlamento europeo, sarà annunciata in apertura della seduta plenaria del 10 marzo a Strasburgo, prima di essere sottoposta all’esame della commissione Affari giuridici.
A oltre due anni anni dai blitz clamorosi della polizia belga che condussero all’arresto degli indagati eccellenti – l’ex eurodeputato pentito Pier Antonio Panzeri, ritenuto l’anima della presunta trama di corruzione, il suo ex braccio destro Francesco Giorgi, l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili, l’ex eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino e l’ex eurodeputato socialista belga Marc Tarabella – scuotendo gli ambienti politici comunitari, l’inchiesta sul presunto giro illecito di denaro tra Bruxelles, Doha e Rabat era ormai da tempo su un binario morto, anche per quanto complessivamente accaduto: contestati i metodi degli investigatori, finiti a loro volta sotto indagine, nulla di fatto dopo il rinvio a giudizio o l’archiviazione per gli indagati che nel corso del 2023 erano poi stati liberati in sequenza dopo mesi passati in carcere o ai domiciliari.
Una novità, nelle scorse settimane, con la lista degli indagati tornata ad allungarsi: a gennaio altri tre assistenti legati ai Socialisti e democratici erano finiti nella rete degli investigatori, poco dopo l’annuncio di un’indagine a carico dell’ex eurodeputata socialista belga Maria Arena, sempre chiacchierata ma mai iscritta sul registro degli indagati, con l’accusa di presunta appartenenza a un’organizzazione criminale, senza i capi d’imputazione di corruzione e riciclaggio che gravano invece sugli altri.
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