Il Re Sole di Napoli e la nottata che non passa
AURELIO DE LAURENTIIS PRESIDENTE NAPOLI
Napoli, adda passà ‘a nottata. Gli azzurri ne pigliano tre all’ex San Paolo, oggi stadio Maradona, l’Inter si toglie il macigno dagli scarpini ed esorcizza, ammesso e non concesso che qualcuno fosse ancora così ingenuo, il sogno dello scudetto bis del Ciuccio. In tribuna c’è Patti Smith ma sono i nerazzurri a suonarle alla Mazzarri band: gli squilli di Calhanoglu, Barella e Thuram chiudono la pratica. E suonano il de profundis al progetto autarchico aureliano: De Laurentiis, Roi Soleil della pelota in riva al Golfo, sognava di aver fondato una dinastia in stile Bulls con Victor Osimhen nel ruolo di incedibile Michael Jordan. Ma si ritrova in mano un pugno di mosche. Perché tu puoi avere tutti i campioni che vuoi ma hai bisogno di un Phil Jackson, o almeno di un Luciano Spalletti, che sia in grado di cavare da loro il massimo.
Adl ha passato un’estate a far rumore: “Le Napoli c’est moi!”. Le leve tutte in mano al Presidentissimo. Che ha blindato la squadra che ha riportato il Tricolore, “bottino di guerra”, dopo trentatré anni in cui se n’è vista di ogni a Napoli. Pochi ritocchi perché, dice il calcio, “squadra che vince non si cambia”. Ma senza Spalletti e senza Giuntoli. Che, per carità, sarà anche vero che in campo vanno i giocatori ma c’è pur bisogno di qualcuno che li sappia guidare. Il pallone è rotondo, pieno d’aria, gira volubile e fa quello che vuole. E così smentisce se stesso. Manco puoi pretendere, però, che gli altri non solo restino fermi ma che, addirittura, bissino il pessimo campionato che si sono lasciati alle spalle. Davvero Adl ha creduto possibile che l’Inter restasse quella incostante dell’anno scorso? O che la Juventus, all’asciutto d’Europa dopo chissà quanti anni, si concedesse un’altra stagione a perdere punti con le piccole? Sul serio, a Castelvolturno, qualcuno ha immaginato che pure questo torneo si sarebbe risolto nella gara a chi fa peggio tra le grandi (o presunte tali) della Serie A?
Il risultato è quello che è. Il grande cast per trovare il regista. Quaranta allenatori e poi spunta Rudi Garcia, che, fresco di esonero dall’Arabia, doveva essere il futuro del club. Ma in pochi mesi ne è divenuto già il passato. Che ritorna, sottoforma di Walter Mazzarri, Capitan Nostalgia. Che non ingrana. Per il Napoli sarà una stagione interlocutoria. Non c’è da fare rifondazioni, non c’è da suonare il de profundis agli azzurri. Ci sono ancora tante partite, tante occasioni di riscatto. Ma la partenza è disastrosa ed è ragionevole pensare che, con un ritardo di ben undici punti dalla vetta, per gli azzurri il discorso scudetto è diventato a dir poco complicato e che, per ora, forse è il caso di iniziare a guardarsi le spalle dalla Fiorentina di Italiano che, contro la Salernitana di Iervolino, ha ritrovato tre punti ed entusiasmo. E adesso è a meno uno dal quarto posto occupato dagli azzurri, in condominio con la Roma, che vale solo i preliminari di Champions League. Napoli, adda passa ‘a nottata.
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