Cultura & Spettacolo

Il racconto autentico di Rosario Livatino “il giudice ragazzino”

di Eleonora Ciaffoloni -


Un racconto autentico e di memoria quello che ha emozionato nel libro di Angelo Maria Sferrazza “Ho incontrato Rosario Livatino – Il mio viaggio cercando il giudice ragazzino”, a cura di Simona Schembri e Daniele Marasco e con la prefazione è stata firmata dal Presidente dell’Associazione Nazionale Forze di Polizia di Roma Gianluca Guerrisi e dal Vicepresidente Fausto Zilli.
Un libro che è un tributo al magistrato Rosario Livatino, ucciso dalla mafia siciliana il 21 settembre 1990 per il suo impegno contro la criminalità organizzata. Come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anche il giovane Livatino condusse un’indagine sulla mafia agrigentina che portò anche a un maxi processo. Fu assassinato a soli 38 anni, sulla strada statale 640 che collega Caltanissetta ad Agrigento.
Grazie al testimone oculare Pietro Nava, i membri del gruppo omicida e i mandanti furono identificati e condannati in tre distinti processi. Solo dopo la sua morte, il pubblico apprese chi fosse davvero Livatino. E solo dopo anni, il 9 maggio del 2021, il giovane magistrato è stato beatificato dalla Chiesa, che ha riconosciuto il suo martirio.

Una storia di un eroe e di una tragedia che noi scopriamo attraverso le parole e le immagini di Angelo Maria Sferrazza che, dopo il cortometraggio – da lui diretto e interpretato – “Il Giovane Giudice” (2019), ci porta dentro alla figura di Livatino con nuove testimonianze, storie ed emozioni in un libro intenso e pieno di rispetto.
Ne “Ho incontrato Rosario Livatino – Il mio viaggio cercando il giudice ragazzino” Sferrazza arricchisce la narrazione con testimonianze di persone che hanno conosciuto il giovane magistrato – come il signor Terrana, amico del padre e la signora Giuseppina, governante di quella che oggi è la Casa Museo, insieme ai ricordi dei cugini Vincenzo e Salvatore – che offrono dettagli intimi e significativi sulla sua vita.
“Parlare con i suoi parenti è stato illuminante e in un certo senso mi ha fatto sentire ancor di più la sua vicinanza”, ha raccontato Sferrazza, rivelando come segni e coincidenze “non casuali” abbiano costellato questi anni di lavoro.

Il libro, difatti, mescola riflessioni personali e racconti di esperienze dirette, creando un ritmo coinvolgente che permette di comprendere profondamente il legame tra l’autore e il giudice.
Angelo Maria Sferrazza dimostra la sua versatilità e passione, oltre allo schermo, anche attraverso le pagine rendendo omaggio a Livatino come eroe della giustizia e figura di riferimento per le generazioni future.
Una storia, che si intreccia con quella dell’autore, nativo come Livatino, di Canicattì: Sferrazza, classe 1988, ha studiato presso lo “Stabile Nisseno” di Caltanissetta e appreso il metodo Stanislavskij-Strasberg. Dopo aver partecipato a vari stage, incluso uno diretto dall’attore italo-inglese Vincent Riotta, Sferrazza ha recitato nel suo primo film da protagonista, “Un Santo senza parole” (2015), e ha continuato a lavorare nel cinema e nella televisione, affinando le sue tecniche e conoscenze cinematografiche.


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