Il Quattrocento e le nuove forme della Commedia dell’Arte
di MICHELE ENRICO MONTESANO
Il Quattrocento in Italia è stato un secolo di profondo risveglio culturale e creativo, che ha trasformato il panorama sociale e artistico della penisola. Questo periodo si distingue per la sua vibrante vitalità, la libertà espressiva e l’ampio respiro delle forme artistiche – e non solo – che sono state introdotte.
Messo da parte l’antico rigore comunale che aveva precedentemente limitato le interazioni sociali e politiche entro stretti confini, i popoli potevano volgersi finalmente ad altro. Con il declino del potere delle fazioni locali e l’ascesa dei comuni, il volgo ha cominciato a riconoscere e accettare un potere centrale, spesso invocato o tollerato, che permetteva loro di dedicarsi a interessi più ampi e diversificati.
I giochi politici delle corti italiane, dalle trame del Senato veneto alle strategie del Re di Napoli e del Signore di Firenze, hanno dominato il panorama politico dell’epoca. Le dinamiche tra condottieri esperti, gli eserciti alla conquista dei regni e le astute mosse delle cancellerie hanno contribuito a definire il periodo anche come un grande spettacolo politico.
Contemporaneamente l’arte italiana, nel corso del secolo, si è distinta per la sua varietà e vitalità. Dai pittori fiorentini, che hanno dipinto scene animate e narrative, ai maestri veneti della luce e della prospettiva, l’arte ha riflettuto la ricchezza e la complessità della vita italiana. I poeti come Matteo Maria Boiardo e Leonardo Giustinian hanno esplorato temi fantastici e sentimenti profondi con spirito fresco e innovativo.
La commedia umanistica ha inaugurato una nuova forma di espressione teatrale, anticipando la commedia erudita. Questa forma teatrale ha trovato accoglienza dapprima nelle corti e poi tra le brigate popolari. Sebbene mancasse la perfezione tecnica, il fervore innovativo compensava la poca esperienza. Le rappresentazioni, come quelle di Sicco Polenton, risuonavano in ambienti ristretti, spesso interpretate da scolari con il solo scopo di divertirsi.
L’evoluzione delle commedie mostrava un passaggio graduale da una fase dilettantesca a una più disciplinata e tecnica. Le opere iniziarono a complicarsi con dialoghi più articolati e trame più intricate, come nel caso dei Mariazi pavani. Le dispute matrimoniali e i conflitti tra personaggi come Tuogno e Tamia nel Contrasto del matrimonio de Tuogno e de la Tamia riflettevano una crescente complessità drammatica.
È con le commedie dei Rozzi di Siena però che si ha un punto di svolta. Si distinguevano per un approccio più professionale e disciplinato. Queste opere, chiamate anche ecloghe, farsette, capricci, mogliazzi o tragedie dei dilettanti senesi, erano spesso rappresentate fuori sede, pronte a trasformarsi in spettacoli professionali.
Il teatro del Quattrocento italiano non solo influenzò le generazioni successive ma rappresentò anche un tentativo di unificare forme teatrali tradizionali con nuove espressioni. Questo lungo cammino dal dilettantismo alla disciplina tecnica lasciò un’impronta duratura, preparando il terreno per la futura, seppur embrionale, Commedia dell’Arte.
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