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Il professor Rigatti: “La cura e l’arte di anticipare la malattia”

di Redazione -


Intervista al professore Patrizio Rigatti – a cura di LUCREZIA LERRO

Patrizio Rigatti è un medico chirurgo di fama internazionale. Attualmente è Direttore del Dipartimento dell’IRCCS Auxologico di Milano. E prima ancora lo era del San Raffaele. Ascoltare il Professore vuol dire avere la possibilità di comprendere quanto sia importante la sensibilità, oltre che alle competenze, dei medici ai cui ci affidiamo anche per le cure insperate. Patrizio Rigatti mi rassicura: “Nei limiti del possibile non va mai sottratta la speranza al paziente anche perché ogni diagnosi, comprese quelle infauste, possono essere sbagliate.”

Quanto l’amore di un familiare per un paziente malato può essere salvifico?
Un giorno ho ricevuto una coppia, il marito era stato operato per un tumore esteso alla vescica e alla prostata. Ebbene, quando sono tornati tempo dopo, erano felici di darmi notizia che la signora era incinta. Ho urlato al miracolo, perché il paziente era chiaro che dopo l’intervento non potesse avere figli. Quando il marito è uscito dall’ambulatorio, la moglie ha sollevato lo sguardo e ha detto: “L’amore ha molte facce. Quando si ama si vuole che anche l’altra persona sia felice.” Un esempio d’amore straordinario.

L’incoraggiamento del medico al paziente quanto può essere importante?
Ai miei allievi insegno che per i pazienti, anche quelli con diagnosi infauste, c’è sempre qualcosa da fare. A parte che le diagnosi possono essere sbagliate, ma poi mi creda, qualcosa si può sempre fare per i pazienti gravi. E non bisogna mai scoraggiare. La malattia non ha colori politici.

Lei ha fatto interventi chirurgici a persone note che hanno citato il suo nome in segno di gratitudine.
Anche recentemente Stefania Craxi mi ha ringraziato pubblicamente. Sono toccanti alcune lettere che ricevo, dopo anni leggere che un paziente a cui era stato dato un mese di vita è ancora vivo vuol dire speranza, stima.

Come mai ci sono tante aggressioni nei pronto soccorso?
Sono dei luoghi dove i pazienti si aspettano un’assistenza immediata, ma purtroppo spesso non è così a causa di scarso personale…

Ho scoperto che ha una delle collezioni di francobolli più belle d’Italia.
È la collezione paterna di francobolli. Quando è morto il babbo ho continuato ad arricchirla. L’origine della collezione è di mio padre che ha fatto la guerra in Africa Orientale. I francobolli raccontano la storia di un paese.

Ricorda un episodio che l’ha colpita tra i suoi colleghi medici?
Il medico che prendeva la pressione al telefono, faceva soffiare i pazienti noiosi nella cornetta.

Quanto è importante la figura del medico di base?
È fondamentale, è il primo a cui ti devi confessare. Ai medici di base si dovrebbe raccontare tutto. Oggi questa caratteristica si è un po’ persa?

È vero che il 52% degli uomini soffre di problemi alla prostata?
Quasi nessuno fa prevenzione. Per gli uomini basterebbe un’ecografia addominale, diagnostica non invasiva, non costosa. Molti uomini tra i 25 e i 30 anni hanno problemi di disfunzione erettile. Consiglierei loro di fare dei controlli perché molti sottovalutano o si fanno prendere da problemi psicologici, ma in realtà è il danno organico che dovrebbe essere scongiurato.

Quanto è importante la prevenzione oncologica per gli uomini e per le donne?
Agli uomini suggerisco una visita a partire dall’età in cui si faceva un controllo medico per poi andare a fare il servizio di leva. E per le donne è quasi naturale andare dal ginecologo.

Suo padre era un medico, suo fratello un cardiologo. Una vocazione?
Siamo cresciuti in un contesto familiare devoto alla cura del paziente. Ricordi belli, purtroppo mio fratello non c’è più. Mi piace ricordarlo anche qui.

Ha davvero la passione per la caccia al cinghiale?
Durante le vacanze di Natale sono stato in Maremma. La caccia al cinghiale è un’altra eredità paterna insieme alle barzellette, mio babbo era una fabbrica di battute. Per quanto riguarda i cinghiali vado a stanarli nel cuore del bosco.

Ciò mi fa pensare al suo lavoro. Non aspetta la malattia ma l’anticipa ricorrendo ad una diagnostica sofisticata?
Esattamente. Oggi la diagnostica è molto avanzata. In sala operatoria bisogna essere calmi e decisi. Senza esitazione.

Quando ha pianto l’ultima volta?
Non ricordo quando, giuro che è la verità. Non esprimo il dolore con le lacrime. Il dolore può portare solo dei danni, bisogna dominarlo.

Un desiderio che vorrebbe realizzare?
Come medico, che la gente abbia un futuro.


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