Editoriale

Il problema non è Biden

di Adolfo Spezzaferro -


Si è detto di tutto sul dibattito del 27 giugno tra Joe Biden e Donald Trump. Noi vogliamo tornarci per fare alcuni appunti. Si è fatto presente che mai finora c’era stato il primo confronto televisivo tra i due candidati alla Casa Bianca così tanto in anticipo. Forse i dem hanno accelerato i tempi per avere il presidente ancora lucido (anche se poi…), perché magari sanno che la sua condizione è degenerativa. Sulla disfatta terribile, anche angosciante, di Biden abbiamo letto di tutto. I social sono stati infestati di video tratti da quella serata maledetta per i dem e per l’America tutta, mostrando impietosamente le continue défaillance di Sleepy Joe. Ora che è trascorso il tempo necessario per parlarne con il dovuto distacco, vogliamo guardare più avanti. Sappiamo tutti che nessuno può obbligare il presidente Usa ad abbandonare la corsa alle presidenziali (tra l’altro, vogliamo ricordarlo, si tratta dell’uomo più potente del pianeta). Il fatto che lui non intenda ritirarsi a questo punto non possiamo neanche considerarla una scelta lucida, espressione di una netta, decisa volontà politica. Il punto è un altro. Un Potus in queste condizioni non sconcerta soltanto gli elettori dem ma tutti i cittadini Usa. Anzi, il genere umano. Perché è davvero difficile non pensare al fatto che un uomo con cotanto potere che però non controlla a pieno le sue facoltà mentali possa essere un dannato pericolo per l’umanità. Tanto che tanti – forse tutti – trattengono il fiato in attesa che (ri)vinca Trump. Ma fino ad allora il problema resta. Per il Partito Democratico, talmente nei casini che non può sostituire in corsa Biden, neanche volendo, perché – sondaggi alla mano – i sostituti verrebbero stracciati da The Donald a mani basse. Dal canto suo, Michelle Obama, il nome vincente (almeno sulla carta, visto che la vicepresidente Kamala Harris, riferimento per gli afroamericani, è addirittura meno popolare del suo principale) per i dem, se mai dovesse candidarsi aspetterà il prossimo giro. Ma il problema resta pure per l’establishment dem, che non trova la quadra tra le sue espressioni più liberal (troppo estremistiche) in voga nelle grandi città delle coste e il centro moderato. Insomma, nonostante i molti accorati appelli affinché Biden si ritiri dalla corsa, per il bene di tutti, il problema sembra essere che paradossalmente per i dem Sleepy Joe resta il candidato migliore da contrapporre a Trump. A meno che non vogliano bruciare nomi spendibili, visto il poco tempo rimasto per far cambiare idea all’America, pronta a votare per The Donald.


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