Il postino bussa tre volte al M5s: lo scontro (via lettera) che strazia il Movimento
Carta, calamaio e penna: undici ex parlamentari M5s azzannano Giuseppe Conte e rinfocolano la sfida interna per il futuro del Movimento Cinque Stelle. Che, ormai, tra lettere, accuse reciproche, citazioni tanto alte quanto velenose, sembra diventato la riedizione 3.0 di un congresso cittadino di un partito della Prima Repubblica. Eterogenesi dei fini, chissà.
La missiva, bruciante e a tratti urticante nei confronti dell’attuale capo politico del M5s, è stata sottoscritta da alcuni (ex) pezzi da novanta del Movimento stesso come Nicola Morra, Elio Lannutti e Alessio Villarosa. A suggellarla, inoltre, anche le firme di Rosa Silvana Abate, Ehm Yana Chiara, Jessica Costanzo, Emanuele Dessì, Michele Sodano, Simona Suriano, Raffaele Trano e Andrea Vallascas. La lettera, visionata e pubblicata da Adn Kronos, parte da Cartesio e Voltaire per finire alla contabilità elettorale. Un attacco totale che comincia con una citazione alta, appunto da René Descartes: “L’ingratitudine è una mescolanza di egoismo, orgoglio e stupidità”. Un ceffone gli avrebbe fatto meno male, a Conte. Ma non è finita, perché dopo Cartesio c’è Voltaire: “Di norma, gli uomini sono stupidi, ingrati invidiosi, bramosi degli averi altrui; abusano della propria superiorità quando sono forti e diventano delinquenti quando sono deboli”. I toni, come avrete capito, sono violentissimi. E gli ex parlamentari ammettono di aver deciso di intervenire “solo per contribuire a ripristinare la verità storica, fattuale e poi anche politica, interveniamo in merito alle evidenti divergenze tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, il fondatore del M5S, assieme a Gianroberto Casaleggio, il visionario mite e determinato, purtroppo scomparso prematuramente, ai quali molti smemorati di Collegno, senza arte né parte, dovrebbero dimostrare rispetto e gratitudine”. Per i parlamentari “usciti”: “Questo perché il silenzio non è più un’opzione”. E perciò azzannano: “La lettera di Conte in risposta a Grillo ha profondamente colpito molti di noi per i modi, oltre che per il contenuto. Questo grottesco scontro tra i due leader di un movimento che doveva essere leaderless è esattamente ciò che l’establishment desiderava: un Movimento 5 Stelle indebolito e diviso, avendo fallito il suo progetto di rivoluzione culturale, sempre più inconsapevolmente strumento del sistema”. Insomma, i poteri forti hanno già vinto. Un grande classico del M5s dei primordi, tutto complotti e biowashball. “L’idea di un’assemblea costituente per rimettere in carreggiata il fu movimento ora partito riecheggia le pratiche dei vecchi partiti che si volevano pensionare. È questo il destino del M5S? Cosa si vuole costituire?”, si chiedono gli ex parlamentari. Che accusano: “Trasformarsi in un clone del PD adottando stesse logiche e uguali metodi della politica tradizionale che ha devastato l’Italia negli ultimi decenni sottraendo presente oltre che futuro a tutti noi? Abbiamo cercato in ogni modo di far comprendere che sostenere Draghi sarebbe stato un errore fatale per il Movimento”.
“Oggi chi si scusa con gli iscritti, si dimentica di alcuni, gli espulsi, che hanno pagato un conto durissimo per aver mantenuto fede ai principi ed esclusi perché scomodamente eretici. Le scuse tardive non cancellano le responsabilità di chi ha preferito il potere al servizio, perché il Movimento con la M maiuscola era nato il 4 ottobre non per caso ma per servire gli ultimi”, ricordano francescanamente gli ex parlamentari: “Come può un leader che ha guidato il Movimento dal 32,7% al 9,99% non assumersi minimamente la colpa di questo tracollo? Sembra sentirlo ‘Sono tutti responsabili tranne me’”. Le ragioni del tracollo, per Morra e soci, è nel fatto che “quel Movimento è stato completamente stravolto”. Pertanto, spiegano gli ex eletti: “Il cambiamento è necessario, ma lo stravolgimento senza valutarne gli effetti e rispettare identità e storia di chi sta cambiando è spesso puro caos e protagonismo narcisista. È come vincere due campionati del mondo e, alla prima sconfitta, gettare alle ortiche tutto ciò che ha portato al successo. Follia o strategia calcolata?”.
Quindi l’endorsement all’Elevato: “Beppe Grillo ha sicuramente commesso errori, ma ha dato l’anima per far nascere l’unica vera innovazione capace di far tornare entusiasmo nei confronti della politica. Scaricare tutta la colpa delle difficoltà del fu movimento su Grillo è assolutamente scorretto, così come lo è affermare che il garante cercasse un incontro ristretto di pochi fidati ruffiani per cambiare le regole del movimento stesso”. “Chi conosce Beppe sa – si dicono convinti Villarosa, Lannutti, Morra e gli altri – che chiedeva il solito confronto, come si è sempre fatto negli anni, con tutti, ribadiamo tutti, gli eletti a Roma, perché se sono lì in qualche misura c’entra anche lui, il Garante. La crisi di consenso non deriva dalla mancanza di cambiamento. Al contrario, il Movimento è cambiato radicalmente negli ultimi anni, tanto da assomigliare molto a ciò che doveva combattere, e questo ha generato dubbi e confusione tra gli elettori. Che hanno abbandonato quel soggetto politico, anche se fior fiore di direttori di giornali hanno incensato il professore Conte come l’unto del Signore, l’uomo della Provvidenza, il risolutore dei problemi delle persone umili e dei lavoratori silenziosi, dei giovani che dopo aver studiato debbono o emigrare per lavorare o svendersi per rimanere in un paese che privilegia non il sapere, ma il conoscere (le persone importanti, a scampo di equivoci)”.
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