Esteri

Il piano per Gaza dei paesi arabi in risposta agli Usa

di Redazione -


I leader arabi si riuniranno oggi in Arabia Saudita per discutere una risposta comune al controverso piano del presidente Donald Trump riguardante Gaza. Secondo fonti diplomatiche e governative, gli Stati Uniti intendono assumere il controllo del territorio palestinese e trasferirne la popolazione in Egitto e Giordania, un’idea che ha suscitato un’ondata di indignazione internazionale e unito i Paesi arabi nella ferma opposizione. Tuttavia, nonostante l’accordo nel respingere il piano americano, rimangono divisioni su chi debba amministrare Gaza dopo il conflitto e su come finanziare la sua ricostruzione. L’esperto di politica saudita Umer Karim ha definito il vertice “il più importante degli ultimi decenni” per la regione e per la questione palestinese. Secondo una fonte vicina al governo saudita, i leader discuteranno un piano di ricostruzione alternativo a quello proposto da Trump. Un punto chiave dell’incontro sarà la valutazione di una versione del piano egiziano, che il re giordano Abdullah II ha già presentato a Trump in un incontro a Washington l’11 febbraio. All’incontro parteciperanno i sei membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, insieme a Egitto e Giordania, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione regionale. Secondo l’agenzia di stampa saudita ufficiale, le decisioni prese a Riad saranno poi discusse in un vertice straordinario della Lega Araba, previsto per il 4 marzo in Egitto. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi è già arrivato in Arabia Saudita e ha definito l’incontro un “vertice informale”. È probabile che anche l’Autorità Palestinese prenda parte ai colloqui, sebbene non vi siano conferme ufficiali sulla sua presenza. Uno dei temi centrali del vertice sarà la ricostruzione di Gaza, devastata dal conflitto. Il Cairo deve ancora presentare ufficialmente la propria iniziativa, ma l’ex diplomatico egiziano Mohamed Hegazy ha delineato un piano articolato in tre fasi, da realizzarsi in un periodo compreso tra tre e cinque anni.

1. Fase 1 – Recupero immediato (sei mesi)
• Rimozione delle macerie con macchinari pesanti.
• Identificazione di zone sicure per il trasferimento temporaneo dei residenti.
2. Fase 2 – Ricostruzione delle infrastrutture
• Organizzazione di una conferenza internazionale per coordinare gli aiuti.
• Ripristino di infrastrutture essenziali, come rete idrica, elettrica e strade.
3. Fase 3 – Pianificazione a lungo termine
• Costruzione di abitazioni, scuole e ospedali.
• Avvio di un processo politico per una soluzione duratura basata sulla creazione di due Stati.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, la ricostruzione di Gaza potrebbe costare oltre 53 miliardi di dollari. La fase finale del progetto includerà anche iniziative diplomatiche per rilanciare la soluzione dei due Stati, nel tentativo di garantire stabilità e sicurezza alla regione. Mentre il vertice si prepara a delineare una strategia comune, resta da vedere quale sarà la risposta di Washington e se l’amministrazione Trump tenterà di rilanciare il proprio piano o adeguarsi alla crescente pressione internazionale.


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