Il Parlamento si ferma, la riforma della Giustizia va avanti
C’è chi spera che il caso Almasri faccia ‘saltare il banco’, ma per il momento ha fatto saltare solo le sedute già fissate di Camera e Senato. Dopo l’iscrizione di mezzo governo nel registro degli indagati della Procura di Roma, sono state infatti annullate le informative relative al rimpatrio del generale libico previste ieri in entrambi i rami del Parlamento. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, che avrebbero dovuto tenere l’informativa, proprio in quanto indagati, hanno dato forfait. Con una missiva indirizzata ai presidenti della Camera e del Senato, i ministri hanno spiegato che “a seguito dell’informazione di garanzia ricevuta, in ossequio alla procedura e nel rispetto del segreto istruttorio, non sarà possibile rendere le informative previste”. La circostanza ha mandato l’opposizione su tutte le furie, al punto che si è deciso di sospendere i lavori di entrambe le Camere per tutta la settimana. I partiti di minoranza hanno infatti dichiarato la propria indisponibilità a procedere con i lavori d’Aula in calendario fin quando il governo non riferirà su quanto accaduto. Settimana corta, quindi, a Montecitorio e a Palazzo Madama e indizione delle rispettive conferenze dei capigruppo per martedì prossimo. Giorno entro il quale, se non prima, il governo comunicherà “chi e quando riferirà al Parlamento” sul caso Almasri, ha assicurato il ministro Ciriani. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, rispondendo alle accuse dell’opposizione, ha anche assicurato che “il governo non scappa dal confronto”, aggiungendo che “c’è però una questione nuova, che mi pare eclatante e credo anche senza precedenti”.
Ma forse è vero che non tutti i mali vengono per nuocere. Lo stop dei lavori parlamentari impedirà, infatti, anche lo svolgimento della seduta comune per l’elezione dei nuovi quattro giudici della Corte Costituzionale. Un appuntamento che sarebbe saltato in ogni caso perché, come abbiamo già anticipato, non c’è ancora l’accordo tra i partiti. Ma con lo stop dei lavori almeno l’ennesima brutta figura di un nuovo rinvio o di un’ulteriore fumata nera è stata così scongiurata.
In tutto ciò, sembra un paradosso ma è così, a procedere è invece la riforma della Giustizia che in tutto questo trambusto è stata incardinata in commissione Affari costituzionali al Senato.
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