Il paradosso Democrazia
Ci fa orrore la parola “democratura”, un neologismo che unisce democrazia e dittatura e che per tanti risulta un ossimoro, ché le due forme di governo sono agli antipodi. Ci fa ribrezzo ma rende abbastanza bene l’idea dei paradossi permessi dalla democrazia. Paradossi che talvolta appaiono per quello che sono: odiose ingiustizie, prepotenti abusi di potere, sovversioni soft dell’ordine democratico. Per cui ci ritroviamo con un Paese che ripeterà le elezioni presidenziali – la Romania – semplicemente perché non hanno vinto i “buoni”, ossia chi è pro-Occidente. Aveva vinto un nazionalista non nemico della Russia: un affronto intollerabile per le liberaldemocrazie. Ossia quei sistemi di governo dove – altro esempio che la dice lunga – un presidente uscente grazia il figlio su cui pendono accuse gravi, e lo grazia con la scusa ridicola quanto arrogante dell’accanimento politico subìto dal rampollo dissoluto; Hunter Biden, per colpire Joe, il padre. Una cosa che se fosse successa in un Paese realmente democratico, con istituzioni garanti della giustizia uguali per tutti e compagnia bella, avrebbe scatenato un putiferio senza precedenti. Con rivolte di piazza e processi su processi. Invece, l’ha fatto il capo della “più grande democrazia del mondo” e allora tutti si limitano a sottolineare che certo, però, graziare il figlio è un boomerang, un assist del leader democratico al leader repubblicano Trump, il presidente eletto. Ma il fatto che più ci mostra come dietro le regole democratiche – che proprio in quanto democratiche lo permettono – si possa nascondere un autoritarismo cieco, ottuso, deleterio è l’impasse causato dal presidente francese Macron. Già giovane promessa dalle banche d’affari e della finanza globale, l’inquilino dell’Eliseo non intende mollare la poltrona anche ora che la stragrande maggioranza dei francesi non lo vuole più, così come quasi tutti i partiti. Dopo aver perso le europee, Macron ha indetto le politiche per “buttarla in caciara”, come si dice a Roma, ma non ha rispettato neanche quello, di risultato, facendo premier un tizio, tale Barnier, che dopo tre mesi è stato sfiduciato da destra e sinistra unite. Il tutto, sia chiaro, per impedire a chi ha vinto le elezioni di guidare il Paese. Macron dovrebbe dimettersi ma non lo fa, perché altrimenti molto probabilmente a vincere le presidenziali sarebbe la sua storica rivale, la Le Pen. Ma non si dimette anche e soprattutto perché può farlo. Così come Biden può graziare chiunque. Così come la Corte costituzionale della Romania può annullare le elezioni. È la democrazia, bellezza. Ma non significava “governo del popolo”? Ah, no: quello è il greco antico.
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