Il Papa Sdoganatore: dopo i gay le omelie lunghe
“Ehi tu, io ti conosco! Tu sei lo Sdoganatore!”. Nella sgangherata sceneggiatura di un remake del cult “I guerrieri della notte”, potrebbe succedere che la gang della (indispensabile) “Terra delle Parole Nuove” lo fermi in un vicolo durante una delle sue clandestine escursioni notturne. E che qualcuno lo blocchi a terra con un ginocchio sulle spalle svuotandogli le tasche per trovare i suoi documenti: “Jorge Mario Bergoglio, Città del Vaticano. Ora sappiamo pure dove abiti, tornatene a casa e non continuare a ficcanasare da queste parti”. Ci vorrebbe finanche un film, anche se di serie Z, per ribadire come l’87enne pontefice, da oltre 11 anni 266esima guida della Chiesa cattolica, stia accelerando la sua non nuova azione per legittimare, nel linguaggio comune ma pure nell’apertura alla costruzione di una generalizzata opinione pubblica, parole, termini e concetti che mai ci si sarebbe immaginati di sentire utilizzati e affrontati da lui.
Di “frociaggine” già si è scritto, qui in Italia. Recentemente se ne è occupata anche Dazed, da oltre 30 anni considerata una delle riviste di cultura indipendente più influenti al mondo. Il suo redattore politico James Greig lo ha definito un insulto omofobo e si è chiesto se, nell’uso da parte del pontefice, la cosa possa davvero essere considerata “divertente, deliziosa e affascinante”. Ha poi concluso che si tratta sempre di “vecchia omofobia”, pur riconoscendo che Francesco abbia “adottato un approccio più conciliante nei confronti delle persone LGBTQ+ rispetto ai suoi predecessori”.
Il papa Sdoganatore è inarrestabile. Recente, un altro sdoganamento a sorpresa, allorquando si è deciso a dire quanto i fedeli cattolici constatano frequentemente ogni domenica. “L’omelia non deve andare oltre gli 8 minuti perché dopo quel tempo si perde l’attenzione e la gente si addormenta e ha ragione”, così è arrivato a pretendere, intervenendo a braccio in un’udienza generale. “Voglio dirlo ai preti che parlano tanto, tante volte e non si capisce di che cosa parlano”. Ora, il papa non arriverà a mandare “ispettori” del Vaticano in giro per il mondo, ma scommettiamo che in ogni chiesa, da oggi in poi, i parroci guarderanno l’orologio per non “sforare”.
Torna alle notizie in home