Attualità

Il Papa a Rebibbia, per la prima volta l’apertura della Porta Santa in un carcere

di Angelo Vitale -


Il Papa ha aperto la seconda porta del Giubileo della speranza, per la prima volta in un carcere: a Rebibbia. Prima del gesto di grande significato simbolico – è la prima volta nella storia dei Giubilei di un Pontefice che spalanca una Porta Santa in un istituto di pena, alle 12 il pontefice, dal Palazzo Apostolico, reciterà l’Angelus – Bergoglio ha pronunciato alcune parole a braccio: “La prima porta santa l’ho aperta in San Pietro, ho voluto che la seconda fosse qui in un carcere. Perché tutti qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude”. Poi rivolto a don Ambarus: “Don Ben venga con me”. Con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ad accogliere il Papa il prefetto Tolentino e l’artista che ha realizzato un’opera per i detenuti dedicata all’apertura della Porta Santa: “Aprire una porta dove tutti chiudono”.

Nella breve omelia a braccio – ad accoglierlo trecento persone, tra detenuti e personale dell’istituto di pena. Altri trecento all’esterno della cappella – il pontefice ha spiegato ai detenuti di Rebibbia il senso dell’apertura di una Porta Santa in carcere:” Care sorelle cari fratelli, buongiorno e Buon Natale. Ho voluto spalancare la porta oggi qui: un bel gesto quello di spalancare, aprire, ma più importante quel che significa: cuori aperti, questo dà la fratellanza. I cuori chiusi non aiutano. E soprattutto aprire i cuori alla speranza che non delude mai”.

“Nei momenti brutti – ha osservato Francesco – uno pensa che sia tutto finito ma la speranza non delude mai. E’ come l’ancora sulla riva a terra e noi siamo lì sicuri. Non perdere la speranza. Il messaggio è per tutti noi. Io il primo. A volte la corda fa male alle mani, ma sempre con la corda in mano guardando la riva. Sempre c’è qualcosa di buono. Mano nella corda e porte spalancate, soprattutto quella del cuore. Il cuore chiuso si dimentica della tenerezza”.

“Sempre il cuore aperto che ci fa fratelli. Spalancate le porte del cuore, ognuno sa dove la porta è chiusa o semi chiusa. Mano nella corda e spalancate le porte del cuore. – ha ribadito -. Abbiamo spalancato questa che è un segnale. Vi auguro un gran Giubileo, molta pace e tutti i giorni prego e penso a voi. E’ vero, non è un modo di dire”.

Al termine della messa celebrata nel carcere di Rebibbia dopo l’apertura della Porta Santa, ha poi incoraggiato di nuovo i detenuti: “Adesso non dimentichiamo due cose da fare con le mani: aggrapparsi alla corda ancora di speranza, mai lasciarla. Seconda: cuori aperti. Il Signore ci aiuti in tutto questo“. Alle parole del Papa è seguito l’applauso di detenuti e detenute, che poi hanno offerto al Papa alcuni doni.


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