Il Paese dei furbetti, quasi 300 arresti per reati fiscali nel 2022
Nel Paese dei furbetti, 14mila denunce e 290 arresti nel 2022 per reati fiscali. I dati della Cgia di Mestre, elaborati su quelli forniti dalla Corte dei Conti, restituiscono il quadro “normale” del Paese e della repressione di evasione ed elusione tributaria. Difatti, i numeri parlano di uno scenario stabile per le denunce, che si attestano a quota 14.045 – in linea con le cifre degli anni precedenti – mentre gli arresti, dopo il picco del 2021 (quando furono poco più di 400) scendono a poco meno di 300 ma rimangono alti. Almeno rispetto al minimo storico, stabilito nel 2016, quando gli arresti per reati fiscali furono meno di cento, per la precisione 99.
Dalla lotta all’evasione, inoltre, l’amministrazione dello Stato ha potuto recuperare cifre importanti. La Cgia di Mestre, infatti, riferisce in una nota: “Anche grazie a un leggero calo della pressione fiscale, nel 2022 l’Amministrazione finanziaria ha recuperato dalla lotta all’evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei mesi scorsi, è l’ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro l’infedeltà fiscale sta dando i suoi frutti”.
Le cifre di evasione ed elusione sono imponenti ed importanti: “Tra il 2015 e il 20203, ad esempio, le imposte evase in Italia sono scese di 16,3 miliardi di euro. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze è sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il frutto dell’evasione contributiva”.
Insomma, il fenomeno in Italia continua ad avere proporzioni importanti e, ogni anno, costa (troppo) alle casse dello Stato. Il problema è che, però, il sistema fiscale italiano rimane tra quelli che impongono la pressione fiscale tra le più alte in Europa. E ciò rischia di innescare un corto circuito.
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