Il nodo del governo: sbarchi continui La vera prova dell’unità nazionale
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Accoglienza sì, ma anche no. Non sembrano destinate ad attenuarsi le contrapposizioni tra la linea del governo sui flussi migratori e l’opposizione, sempre più critica sul decreto Cutro, sullo stato d’emergenza e in particolare modo sulla stretta alla protezione speciale. A tenere banco tra le polemiche contro l’esecutivo di Giorgia Meloni, e nella stessa maggioranza per le posizioni della Lega, c’è proprio l’emendamento che riguarda lo status di rifugiato, per il riconoscimento del quale esiste già la protezione internazionale per gli stranieri in fuga da guerre e persecuzioni.
A questo si aggiunge l’istituto della protezione speciale, concesso qualora la Commissione territoriale ritenga che, in caso di rimpatrio o espulsione, sussistano rischi di persecuzioni e torture o possa essere violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Ed è questo che il partito di Matteo Salvini tenta di scardinare, facendo leva sul fatto che lo strumento normativo sarebbe una sorta di scorciatoia per gli irregolari, grazie alla quale impiantarsi stabilmente in Italia, oltre al fatto che il rilascio dei permessi speciali avrebbe, secondo il Carroccio, favorito le partenze dei disperati, convinti che prima o poi, con le maglie larghe della tutela dei diritti fondamentali, chiunque possa ottenere il permesso di soggiorno.
Una sorta di sanatoria da evitare a tutti i costi, anche perché le richieste di protezione speciale, quest’anno, sono in forte aumento e anche il numero di quelle accolte è sostanzioso. Gli ultimi dati disponibili, riguardanti il 2021 quando sulle nostre coste erano sbarcate 8.604 persone a fronte delle 36.610 dei primi quattro mesi del 2023, parlano di 7.092 permessi per protezione speciale, quasi lo stesso numero di quelli rilasciati per la protezione internazionale (7.383). E la Lega allora ci ha provato, a costo di infrangere i trattati internazionali. Ma davanti all’attacco delle opposizioni e al rischio di incostituzionalità dell’emendamento, è dovuto intervenire Palazzo Chigi per riportare sulla Terra il socio di maggioranza e riformulare l’emendamento incriminato con uno a firma del forzista Maurizio Gasparri, poi approvato. Insomma, un caos che rende evidente la divisione interna con l’ala populista di Salvini, che continua ad affrontare in maniera integralista l’emergenza globale dei flussi migratori, da gestire invece con il Piano Mattei tanto caro alla premier Meloni e soprattutto con una politica condivisa in Europa. Impresa ardua, considerato il fatto che il Paese è diviso su tutto e che l’opposizione resta incentrata a mettere in difficoltà il governo con la solita demagogia del razzismo e del fascismo. Perché è facile gridare all’inumanità di fronte ai cadaveri del naufragio di Cutro e poi non contribuire minimamente affinché quelle morti non avvengano più. Continuano ad accadere e, anzi, quelle tragedie potrebbero aumentare, perché con l’arrivo della bella stagione e il mare calmo, si stanno registrando una raffica di sbarchi in Sicilia. Ma per quanti partono, c’è chi non arriva a destinazione. Ieri, infatti, si sono registrati ben due drammi nel Mediterraneo, dove un barchino salpato sabato sera dalla Tunisia è affondato in acque Sar italiane. Trentaquattro persone sono state salvate e trasportate nell’hotspot di Lampedusa, attualmente al collasso con gli oltre mille migranti nella struttura che può accoglierne al massimo quattrocento.
Gli uomini della Guardia costiera, che stanno perlustrando lo specchio di mare alla ricerca di almeno una ventina di dispersi, hanno già recuperato un corpo. Poche ore dopo un altro piccolo natante è colato a picco, sempre a largo di Lampedusa. I soccorritori hanno tratto in salvo quarantadue persone, tra cui cinque donne e tre minori, ma è in corso la ricerca di tre uomini che mancano all’appello.
Il gruppo era partito sempre la sera di sabato, dal porto tunisino di Sfax. Dalle dichiarazioni dei naufraghi, tutti i superstiti e i migranti sbarcati nelle ultime ore provengono da Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Congo, Sierra Leone, Burkina Faso e anche Sudan. Un paese, quest’ultimo, sotto osservazione. “Negli ultimi giorni ci sarebbero tra le 10mila e le 20mila persone in fuga dal conflitto nella regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad”, ha spiegato l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui “milioni di persone sono in fuga nella regione”. Verso la Tunisia, per imbarcarsi su una carretta del mare e arrivare in Italia.
A questo si aggiunge l’istituto della protezione speciale, concesso qualora la Commissione territoriale ritenga che, in caso di rimpatrio o espulsione, sussistano rischi di persecuzioni e torture o possa essere violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Ed è questo che il partito di Matteo Salvini tenta di scardinare, facendo leva sul fatto che lo strumento normativo sarebbe una sorta di scorciatoia per gli irregolari, grazie alla quale impiantarsi stabilmente in Italia, oltre al fatto che il rilascio dei permessi speciali avrebbe, secondo il Carroccio, favorito le partenze dei disperati, convinti che prima o poi, con le maglie larghe della tutela dei diritti fondamentali, chiunque possa ottenere il permesso di soggiorno.
Una sorta di sanatoria da evitare a tutti i costi, anche perché le richieste di protezione speciale, quest’anno, sono in forte aumento e anche il numero di quelle accolte è sostanzioso. Gli ultimi dati disponibili, riguardanti il 2021 quando sulle nostre coste erano sbarcate 8.604 persone a fronte delle 36.610 dei primi quattro mesi del 2023, parlano di 7.092 permessi per protezione speciale, quasi lo stesso numero di quelli rilasciati per la protezione internazionale (7.383). E la Lega allora ci ha provato, a costo di infrangere i trattati internazionali. Ma davanti all’attacco delle opposizioni e al rischio di incostituzionalità dell’emendamento, è dovuto intervenire Palazzo Chigi per riportare sulla Terra il socio di maggioranza e riformulare l’emendamento incriminato con uno a firma del forzista Maurizio Gasparri, poi approvato. Insomma, un caos che rende evidente la divisione interna con l’ala populista di Salvini, che continua ad affrontare in maniera integralista l’emergenza globale dei flussi migratori, da gestire invece con il Piano Mattei tanto caro alla premier Meloni e soprattutto con una politica condivisa in Europa. Impresa ardua, considerato il fatto che il Paese è diviso su tutto e che l’opposizione resta incentrata a mettere in difficoltà il governo con la solita demagogia del razzismo e del fascismo. Perché è facile gridare all’inumanità di fronte ai cadaveri del naufragio di Cutro e poi non contribuire minimamente affinché quelle morti non avvengano più. Continuano ad accadere e, anzi, quelle tragedie potrebbero aumentare, perché con l’arrivo della bella stagione e il mare calmo, si stanno registrando una raffica di sbarchi in Sicilia. Ma per quanti partono, c’è chi non arriva a destinazione. Ieri, infatti, si sono registrati ben due drammi nel Mediterraneo, dove un barchino salpato sabato sera dalla Tunisia è affondato in acque Sar italiane. Trentaquattro persone sono state salvate e trasportate nell’hotspot di Lampedusa, attualmente al collasso con gli oltre mille migranti nella struttura che può accoglierne al massimo quattrocento.
Gli uomini della Guardia costiera, che stanno perlustrando lo specchio di mare alla ricerca di almeno una ventina di dispersi, hanno già recuperato un corpo. Poche ore dopo un altro piccolo natante è colato a picco, sempre a largo di Lampedusa. I soccorritori hanno tratto in salvo quarantadue persone, tra cui cinque donne e tre minori, ma è in corso la ricerca di tre uomini che mancano all’appello.
Il gruppo era partito sempre la sera di sabato, dal porto tunisino di Sfax. Dalle dichiarazioni dei naufraghi, tutti i superstiti e i migranti sbarcati nelle ultime ore provengono da Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Congo, Sierra Leone, Burkina Faso e anche Sudan. Un paese, quest’ultimo, sotto osservazione. “Negli ultimi giorni ci sarebbero tra le 10mila e le 20mila persone in fuga dal conflitto nella regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad”, ha spiegato l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, secondo cui “milioni di persone sono in fuga nella regione”. Verso la Tunisia, per imbarcarsi su una carretta del mare e arrivare in Italia.
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