Il no dei Paesi arabi al piano di Donald Trump per svuotare la Striscia di Gaza
La proposta di Donald Trump di liberare la Striscia di Gaza dai palestinesi per condurli in Egitto e Giordania riceve il no dei Paesi arabi. L’Egitto ha informato gli Stati Uniti che la respinge. Lo riferisce una fonte egiziana alla stampa saudita, citata da Haaretz. E il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi afferma che il suo Paese respinge il trasferimento forzato dei palestinesi di Gaza. “Il nostro rifiuto del trasferimento dei palestinesi è fermo e non cambierà, la Giordania è dei giordani e la Palestina dei palestinesi”, ha detto Safadi. Pure il presidente palestinese Mahmud Abbas “ha espresso un forte rifiuto e condanna di ogni progetto teso a sfollare dalla Striscia di Gaza il nostro popolo”. E’ quanto ha reso noto l’Anp in una nota in cui, senza nominare Donald Trump, si fa riferimento alle dichiarazioni del presidente americano riguardo ad una proposta tesa a spostare i palestinesi in Egitto e Giordania per “ripulire Gaza”. Il popolo palestinese, conclude la dichiarazione, “non abbandonerà la sua terra e i suoi luoghi sacri”.
Il progetto per costruire abitazioni in Giordania e in altri Paesi confinanti dove trasferire oltre un milione di profughi palestinesi in modo da “ripulire” la Striscia di Gaza era stato rivelato dallo stesso presidente americano parlando con i giornalisti sull’Air Force One, rientrando da Las Vegas, spiegando di averne già parlato con il re Abdullah II, a cui ha chiesto di far entrare in Giordania, dove ci sono oltre 2,3 milioni di palestinesi, altri rifugiati.
“Gli ho detto che vorrei che prendesse altri profughi perché guardate adesso alla Striscia di Gaza è un disastro – aveva affermato Trump – stiamo parlando di un milione e mezzo di persone, dobbiamo ripulire tutto”. “Dobbiamo fare qualcosa al momento è un sito di demolizione – aveva aggiunto riferendosi alle distruzioni inflitte dai bombardamenti israeliani – quasi tutto è demolito e la gente sta morendo. Così vorrei essere coinvolto con alcune nazioni arabe e costruire abitazioni in posti diversi in modo che possano vivere finalmente in pace”.
Abitazioni che “potrebbero essere temporanee o a lungo termine”, determinando quindi il trasferimento dei palestinesi fuori dalla Striscia di Gaza. La Cnn aveva citato l’analista del’emittente israeliana Channel 12, Amit Segal, secondo il quale le parole di Trump non sono una semplice esternazione ma fanno parte di “un piano più ampio che appare coordinato con Israele”. Da tempo nella regione si teme che Israele voglia spingere i palestinesi fuori da Gaza, una posizione che il governo israeliano ufficialmente rifiuta ma che è sostenuta dai partiti di estrema destra che fanno parte della coalizione di Benjamin Netanyahu. La proposta di Trump, sottolinea ancora la Cnn, appare come una rottura con la politica da decenni adottata dagli Usa a sostegno della soluzione dei due Stati. Secondo i dati dell’Onu, in 15 mesi di guerra tra Hamas e Israele, che ha fatto oltre 46mila vittime, la Striscia di Gaza è stata ridotta a un cumulo di macerie, con i bombardamenti israeliani che hanno distrutto il 60% degli edifici, comprese scuole e ospedali, e il 92% della abitazioni. Circa il 90% degli abitanti di Gaza sono sfollati e la maggior parte sono stati costretti a spostarsi diverse volte, alcuni anche 10.
Già nei giorni scorsi, Trump aveva detto che “avrebbe potuto” avere un ruolo nella ricostruzione di Gaza, vantando la “posizione fenomenale, sul mare, con un clima fantastico” della Striscia. Parole che avevano fatto a tutti ricordare quelle pronunciate lo scorso febbraio da Jared Kushner, il genero di Trump anche lui di una famiglia di immobiliaristi, che aveva definito il lungomare di Gaza un posto “di grande valore” immobiliare, suggerendo appunto che Israele spostasse tutti i palestinesi fuori da Gaza per “ripulire”.
Dichiarazioni accolte con entusiasmo dalla destra di Tel Aviv. “Mi congratulo con il presidente degli Usa, Donald Trump, per la sua iniziativa di trasferire i residenti di Gaza in Egitto e Giordania”. Così Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra israeliano Otzma Yehudit, esultava per la proposta di Trump affermando che “nell’ultimo anno noi abbiamo più volte chiesto di incoraggiare l’emigrazione volontaria. Credo che quando il presidente della nazione più potente del mondo solleva l’idea, allora il governo israeliano debba applicare ora l’incoraggiamento dell’emigrazione”, si legge su The Times of Israel.
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