Il monito dell’ad di Eni Descalzi avvisa l’Ue: “Green , basta diktat”
di GIORGIO BRESCIA
Sull’energia il riconfermato vertice dell’Eni Claudio Descalzi la pensa sempre allo stesso modo. E lo ha ribadito nel corso dell’incontro Futuro Quotidiano organizzato da Qn e Luiss.”L’Europa per urgenza ha deciso di prendere una decisione top down circa l’ambiente e di darsi degli obiettivi di riduzione delle emissioni. È molto importante. La cosa che non è corretta è che all’obiettivo ambientale ha aggiunto anche l’obiettivo tecnologico: usa questa tecnologia”. L’Europa, ha affermato, “è un panorama di tanti Paesi, che hanno una storia diversa dal punto di vista energetico. I Paesi attraverso i loro sviluppi tecnologici devono raggiungere questi obiettivi. È virtuoso ciò che ha fatto l’Europa, ma di eccesso di virtù si può anche morire”. Chiarissimo, insomma, l’intento di abbracciare il principio della neutralità tecnologica più volte espresso e ribadito dal Governo, la bandiera sventolata ogni volta nell’azione di contrasto alla fermezza attraverso la quale l’Europa vuole ancorare alle note scadenze gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Per Descalzi, “uno deve essere consapevole di quello che è. Noi non siamo il mondo, dobbiamo esserne consapevoli. Che l’Europa voglia fare bene dal punto di vista dell’ambiente, è un fatto importantissimo, è una bandiera ed è un esempio importante che sta dando a tutto il mondo. Ma quello che pensa l’Europa non per forza è quello che pensa tutto il mondo. E alcuni Paesi devono far fronte a problemi esistenziali, di sicurezza energetica e di competitività”. Spiegando poi che in Europa la quota degli idrocarburi scenderà, ma non così in Cina, in India e in Africa. E che se nel 2000 si consumavano 2 miliardi di metri cubi di gas, adesso siamo a 4,2 miliardi. Una richiesta di avere le mani libere, insomma, proseguendo nella strategia finora perseguita da Eni – in Africa, ha sottolineato, la compagnia italiana ha lavorato bene per tempo, registrando ora i risultati di un impegno continuo – che punta a un mix energetico: “Non c’è una fonte che risolva i problemi di tutti, basta che alla fine l’energia sia pulita”.
La neutralità tecnologica. Il principio portato da Giorgia Meloni al Consiglio europeo, che vuole aprire un’altra strada alla transizione ecologica. Il no all’abolizione della commercializzazione dei motori termici nel 2035, non solo l’elettrico per ridurre le emissioni, un’opportunità ai biocarburanti e ai combustibili chimici, muoversi sempre in modo da non innamorarsi di una tecnologia che poi ci catapulta in una nuova dipendenza da altri Paesi, come per le materie prime utili alla produzione di batterie. In poche parole, per non passare dalla dipendenza dalla Russia a quella dalla Cina. Una battaglia che non è persa, ma neanche completamente vinta, nell’invitare la Commissione europea a consentire che ogni Stato membro scelga nel modo che preferisce come arrivare agli obiettivi di riduzione delle emissioni. In Europa, l’Italia non è sola, per esempio nella difesa del motore endotermico. La affiancano la Germania, la Bulgaria, la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Polonia. Paesi che puntano a cambiare i piani per allungare la vita dei motori endotermici. Puntando sui carburanti, gli e-fuel, i chimici o biocarburanti, come insiste l’Italia. Definire solo gli obiettivi, insomma, e la cornice di riferimento. Per il resto, sarà anche un po’ il mercato, stimolando la competitività e la concorrenza tra tecnologie alternative, a fare la partita dell’energia. Giochi non ancora conclusi, finora.
La neutralità tecnologica. Il principio portato da Giorgia Meloni al Consiglio europeo, che vuole aprire un’altra strada alla transizione ecologica. Il no all’abolizione della commercializzazione dei motori termici nel 2035, non solo l’elettrico per ridurre le emissioni, un’opportunità ai biocarburanti e ai combustibili chimici, muoversi sempre in modo da non innamorarsi di una tecnologia che poi ci catapulta in una nuova dipendenza da altri Paesi, come per le materie prime utili alla produzione di batterie. In poche parole, per non passare dalla dipendenza dalla Russia a quella dalla Cina. Una battaglia che non è persa, ma neanche completamente vinta, nell’invitare la Commissione europea a consentire che ogni Stato membro scelga nel modo che preferisce come arrivare agli obiettivi di riduzione delle emissioni. In Europa, l’Italia non è sola, per esempio nella difesa del motore endotermico. La affiancano la Germania, la Bulgaria, la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Polonia. Paesi che puntano a cambiare i piani per allungare la vita dei motori endotermici. Puntando sui carburanti, gli e-fuel, i chimici o biocarburanti, come insiste l’Italia. Definire solo gli obiettivi, insomma, e la cornice di riferimento. Per il resto, sarà anche un po’ il mercato, stimolando la competitività e la concorrenza tra tecnologie alternative, a fare la partita dell’energia. Giochi non ancora conclusi, finora.
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