Cultura & Spettacolo

Il mistero del sommerso – Recensione di “Watersong” (Clarissa Goenawan)

di Eleonora Ciaffoloni -


Per la rubrica “Venerdì Libri” la recensione di Watersong (Carbonio Editore, 2022) di Clarissa Goenawan.

Il mondo è molto più che bianco e nero, perché ci sono sempre cose che a noi rimangono sconosciute: i segreti. Si potrebbe racchiudere in questa frase la chiave di Watersong (Carbonio Editore, 2023) il romanzo di Clarissa Goenawan, che in poco più di trecento pagine mette in scena un gioco di ombre, di segreti, di personaggi che vivono circondati da un’aura di mistero, di persone che compaiono e scompaio e, soprattutto di presagi.

Recensione Watersong: la storia parte da Akakawa, la città dei segreti

Nella città immaginaria giapponese di Akakawa si svolge la storia del nostro protagonista, Shoji Arai, un giovane che per amore segue la fidanzata, Yoko, nella città dove lei lavora. Un impiego strano, il suo: l’”ascoltatrice” in una lussuosa sala da tè, dove clienti d’élite si recano per essere, appunto, “ascoltati”, senza che il confidente possa rivelare alcunché. Un lavoro lontano dal mondo di Shoji che, nonostante gli studi universitari, sceglie di intraprendere lo stesso percorso dell’amata, iniziando a lavorare anche lui come confessore delle storie più bizzarre e dei commenti più irripetibili. Eppure, Shoji fa un errore: il più grande in questa speciale professione. Il giovane forma un legame emotivo con la sua unica cliente, che non solo fa parte dell’influente élite di Akakawa, ma è anche la moglie di un importante politico giapponese. Incontro e legame che porteranno Shoji a incrociarsi con un mondo molto più grande del proprio, fino ad essere cacciato dalla città e separato dall’amata Yoko.

Watersong: nel mondo di Shoji

Potremmo definirla una serie di sfortunati eventi che, però, vengono ricondotti dallo stesso Shoji a un ricordo della propria infanzia, quello di una profezia, fatta tanti anni prima da una indovina: nella sua vita incontrerà tre donne, tutte e tre con un nome che richiama l’acqua e che, nell’acqua, troverà la morte. Lasciare Akakawa e Yoko, per Shoji significa aprire uno squarcio con il proprio sé e con il passato, ma anche una profonda riflessione sul suo rapporto con la ragazza: conosce davvero la giovane che crede sia l’amore della sua vita? Un interrogativo che rimane inespresso in questa storia, ricca di suspence, ma anche caratterizzata da una continuità che trasporta il lettore a inserirsi tra la realtà dei fatti e quella (forse irreale) costruita da Shoji, che per sopravvivere lascerà tutti indietro, in un gioco di ricordi passati e di vita presente che si intrecciano creando un mondo distaccato e a tratti distorto. Un romanzo che è un viaggio introspettivo nella mente di Shoji, in cui pagina dopo pagina si cerca insieme al protagonista una tanto agognata chiarezza che arriva, cinicamente e alla fine, in una manciata di pagine. Come uno schiaffo che risveglia dal torpore, l’enigma della storia viene spiegato e chiuso frettolosamente da una sorta di ritorno alla realtà. Realtà che è chiara e veritiera e che non ha bisogno di troppe riflessioni. Eppure, in tutto il libro Goenawan ci aveva abituati ad un pazzesco “overthinking”, che è quello manca al momento della conclusione e che lascia l’amaro in bocca per tutti coloro che hanno fatto il tifo per Shoji.


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