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Il martedì nero di Scholz: bastonate dai partiti e l’ok Ue per la scalata Unicredit a Commerzbank

di Angelo Vitale -


Un vero e proprio “martedì nero”: Olaf Scholz, appena tirato un sospiro per aver evitato quella che poteva essere una nuova batosta elettorale nello Stato di Brandeburgo ove invece a sorpresa la Spd ha prevalso sulla destra pur essendo già alle prese con le difficoltà per la formazione del governo, prende bastonate dai partiti degli altri schieramenti sul blitz di Unicredit sulla scalata alla Commerzbank. E in serata deve ingoiare il sostanziale ok dell’Europa all’operazione.

Ha cominciato l’eurodeputato della Csu bavarese Markus Ferber (gruppo Ppe), membro della commissione Econ e presidente della commissione Fisco. “In linea generale – ha affermato Ferber, che è eurodeputato dal 1994 – non c’è nulla di sbagliato nelle fusioni transfrontaliere, in un mercato bancario integrato. Detto questo, ogni fusione dovrebbe essere valutata nel merito dalle rispettive banche e dai rispettivi azionisti, e non attraverso una lente strettamente nazionale o politica”.

“Trovo – aggiunge – che la posizione del governo tedesco su questo potenziale ‘deal’ sia piuttosto sorprendente e anche un po’ ingenua. Se il governo davvero aveva delle riserve sulla fusione, avrebbe anzitutto dovuto evitare di vendere le sue azioni a Unicredit, molto semplicemente. Vendere le quote a Unicredit e poi lamentarsi per una susseguente possibile offerta di acquisto mi stupisce – conclude – perché è sia ingenuo che schizofrenico”.

Un “martedì nero”, più caustica e diretta la sinistra. “Prima il governo federale vende parte delle sue azioni della Commerzbank a Unicredit, cosa che costa ai contribuenti perdite miliardarie, e ora Olaf Scholz è sorpreso che loro vogliano ancora di più. Probabilmente il cancelliere all’ora di pranzo non ricorda cosa ha mangiato a colazione”. Queste le parole di Martin Schirdewan, eurodeputato tedesco della Linke, la Sinistra, copresidente del gruppo The Left nel Parlamento Europeo e membro della commissione Econ.

“Per la Linke – prosegue – è chiaro che non vogliamo più banche mostruose che debbono essere salvate dai contribuenti. Il “troppo grande per fallire” non deve ripetersi. La Repubblica Federale può vendere le azioni dei contribuenti solo se ha ricevuto assicurazioni che non verranno sprecati miliardi di euro di tasse”.

Poco fa da Bruxelles, il completamento del suo “martedì nero” con la Commissione Europea che , pur con la consueta cautela, ha fatto chiaramente capire che una fusione tra Unicredit e Commerzbank, la seconda banca tedesca, sarebbe tutt’altro che sgradita a Bruxelles. Le aggregazioni, ha dichiarato un portavoce dell’esecutivo Ue, “potrebbero rendere le banche più resilienti agli shock, grazie ad una maggiore diversificazione delle attività. E permetterebbero alle banche europee di avere modelli di business più efficienti, di perseguire strategie di crescita e di investire nella digitalizzazione”.

“Nello stesso tempo – ha continuato il portavoce – l’integrazione del mercato dovrebbe sempre essere accompagnata da adeguate garanzie per proteggere la stabilità finanziaria in tutti gli Stati membri. Banche globali più grandi e più diversificate andrebbero a vantaggio dell’economia dell’Ue”. Naturalmente, la Commissione non commenta 2i singoli casi di consolidamento bancario”. La competenza è della Vigilanza Bce, cui l’istituto di piazza Gae Aulenti, Unicredit, ha presentato domanda per salire a ridosso del 30%, ma che le banche europee debbano consolidarsi e crescere, per poter reggere la concorrenza internazionale, alla Commissione lo sanno perfettamente.

Da molti anni a Bruxelles si parla di Unione bancaria, senza che venga completata: servirebbe quantomeno l’Edis, l’assicurazione comune dei depositi, come sottolineava a Bruxelles da ministro Pier Carlo Padoan, che oggi è presidente proprio di Unicredit. Le fusioni cross-border nel settore bancario vengono invocate dalla Vigilanza Bce almeno dai tempi di Danièle Nouy. Commerzbank e il mercato tedesco, inoltre, non sono entrati nel mirino di Unicredit in queste ultime settimane: l’istituto guidato da Andrea Orcel, che dispone di un 21% della banca di Francoforte avendo opzionato parte della quota tramite derivati, è da tempo presente in Germania tramite Hvb, comprata nel 2005 da Alessandro Profumo con un’Opa.


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